Firenze
Il concerto del Gomalan Brass Quintet
nel Cortile delle Donne dell'Istituto degli Innocenti
Abituati ad assistere ai concerti nei teatri, quello dell'11 luglio scorso presso l'Istituto degli Innocenti nella centralissima piazza Santissima Annunziata ha costituito un modo diverso di percepire non solo i suoni ma anche altri spazi della città ricchi di storia (l'Istituto nasce come brefotrofio), di arte, umanità e bellezza. Protagoniste, in gran parte, colonne sonore del cinema nelle interessanti trascrizioni per un ensemble di ottoni, espresse con grande versatilità e interessanti colori. L'evento, organizzato dagli Amici della Musica di Firenze, rientrava nel ciclo “Gli altri luoghi della musica” realizzati nel Cortile delle Donne. Lo spazio, oltre che esprimere una particolare acustica, presenta un'armonia in cui architettura e musica rispecchiano gli stessi ideali matematici, proporzionali ed estetici che guardano a Filippo Brunelleschi, al quale fu affidata nel 1419 la realizzazione dell'Istituto. A creare le atmosfere, a tratti oniriche, oltre che alle emozioni, il Gomalan Brass Quintet formato da: Marco Pierobon e Francesco Gibellini (trombe), Nilo Caracristi (corno), Gianluca Scipioni (trombone) e Stefano Ammannati (tuba).
Il programma prevedeva musiche di Ennio Morricone (La leggenda del pianista sull'oceano; Nuovo Cinema Paradiso); Nino Rota (Il padrino, Romeo e Giulietta, et alia); John Williams (Indiana Jones, etc.); Leonard Bernstein (suite da West Side Story); Yuji Ohno-Franco Micalizzi (Lupin III) e, grazie alla presentazione dei brani da parte dei musicisti, è stato abbastanza agevole entrare nell'atmosfera di ogni singola composizione. Il vivo interesse da parte del pubblico si è sempre tradotto attraverso applausi festosi dimostrando così pieno compiacimento dell'evento musicale. Il gruppo, d'altro canto, se per alcuni aspetti sembrava voler ‘accarezzare l'orecchio' dei presenti, dall'altro è riuscito ad ottenere un approccio comunicativo più funzionale atto a coinvolgerli emozionalmente e ad accorciare lo iato tra loro e gli ascoltatori. Ritornando alle versatili caratteristiche del quintetto ciò che ha colpito è sicuramente la morbidezza come, allo stesso modo, la brillantezza e la bella intesa tra le due trombe (Pierobon e Gibellini) in cui, soprattutto nella prima tromba, in molti casi si poteva, pur nel difficile controllo dell'intonazione nel registro acuto, apprezzare l'incisività delle note tale da penetrare nell'insieme pur rimanendo nella suggestiva ‘tavolozza' delle emozioni. Sentire alcuni temi delle colonne sonore intonati dal corno di Caracristi e dal trombone di Scipioni è stato come lasciarsi inondare da sonorità pastose e meditative capaci altresì di evocare le più belle scene del cinema. Per chi invece si aspettava di ascoltare solo vibrazioni profonde e potenti dalla tuba, sarà sicuramente rimasto colpito anche dai suoni morbidi e rotondi di Ammannati il quale ha dimostrato, pur dovendo assolvere il compito di sostenere la struttura e le fondamenta del gruppo che, pur di meravigliare, è possibile suonare, anzi ‘cantare' sorprendendo l'ascoltatore. Successo ampiamente meritato per i musicisti, decretato da sinceri ed iterati applausi da parte del pubblico il quale ha ‘guadagnato' due fuori programma. Ancora una volta musica coinvolgente come la Soul Bossa Nova del compositore statunitense Quincy Jones e lo sguardo luminoso verso gli Oscar con il Forrest gump theme di Alan Silvestri. Salvatore Dell'Atti
14/7/2025
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