RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Quando è meglio che i sogni non diventino realtà

Non ti pago

La stagione di prosa 2013-2014 del Teatro Brancati di Catania prosegue, dal 6 al 23 marzo, con una delle più celebri e brillanti commedie del grande Eduardo De Filippo: Non ti pago. La superstizione, che nel napoletano si identifica tout court con la smorfia dei sogni, e le sue possibili gradite conseguenze monetarie, dà in questa commedia la stura ad una serie di paradossali e comiche conseguenze, in un gioco di soluzioni e controsoluzioni alla fine delle quali, con la distruzione del biglietto milionario del lotto, l'ordine familiare e soprattutto mentale, turbato oltre il tollerabile dalla sola idea di una così sostanziosa vincita, verrà ristabilito con l'almeno apparente soddisfazione di tutti.

La regia di Armando Pugliese, coadiuvata dalle belle e colorate scene di Riccardo Perricone e dai costumi di Dora Argento, ha giocato con grande acume sulla velocità dello spettacolo, imprimendo alla recitazione un ritmo serrato ma non incalzante, ed evitando tutte le ripetitive secche nelle quali spesso e volentieri vanno ad impantanarsi le compagnie alle prese con una commedia brillante, cedendo alle carrettelle e alle troppo pesanti e compiaciute incursioni nel vernacolo. Tutto questo ha evitato Pugliese, rispettando il brio paradossale dei personaggi ma anche l'equilibrio generale della pièce, e puntando con misura sul naturalismo recitativo, sempre però attentamente controllato e misurato, degli attori.

Buona la resa di Olivia Spigarelli, nei panni di Concetta, la moglie del protagonista: energica senza forzature, ha interagito con valida professionalità con il resto della compagnia, rispettando il dettato registico senza mai sovraccaricare la gestualità e la voce.

Di discreto livello tutto il cast, da Chiara Seminara e Giovanni Rizzuti, da Riccardo Maria Tarci ad Angelo D'Agosta e Fabio Costanzo, per finire con Loredana Marino ed Elisabetta Alma. Valentina Ferante ci è sembrata molto a suo agio e ben disinvolta, in una cameriera Margherita decisamente più adatta di quella di Edoardo Erba alla sua sanguigna recitazione.

Ottima la performance di Turi Giordano, che interpretava l'avvocato Strumillo: con una vena da autentico caratterista, ha scolpito con gestualità sicura e accattivante un azzeccagarbugli di periferia, piegandosi con professionalità anche al ruolo di spalla del protagonista. Altrettanto valido Agostino Zumbo, che ha reso un prete untuoso al punto giusto, con qualche incursione nel tonante: bellissima la sua litania di preghiera, insieme alla Spigarelli e alla Seminara, nel primo atto.

Signorile come sempre, capace di dominare la scena con la sua sola presenza, Tuccio Musumeci, nei panni del protagonista Ferdinando Quagliuolo, ha strappato più volte calorosi applausi a scena aperta, grazie ad una mimica magistrale e ad una dizione eccellente. La sua professionalità ha impresso il giusto ritmo alla compagnia, rendendola davvero omogenea, in una sinergia che ha compreso e valorizzato le intenzioni della regia.

Giuliana Cutore

11/3/2014

La foto del servizio è di Giuseppe Messina.