RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


L'Eritrea

di Francesco Cavalli

Il Festival Lo spirito della Musica Di Venezia propone nell'odierna edizione una rarità, L'Eritrea di Francesco Cavalli, il più celebrato e famoso compositore della sua epoca.Il dramma per musica in un prologo e tre atti fu composto per il Teatro di Sant'Aponal ove debuttò il 17 gennaio 1652, il libretto dell'altrettanto celebre Giovanni Faustini. La proposta veneziana, allestita nell'atrio di Ca' Pesaro, è la prima esecuzione in lingua originale poiché pare che un'edizione in lingua inglese fu allestita negli anni '70. Si deve al certosino lavoro di Alberto Busettini la trascrizione della partitura dal manoscritto originale conservato alla Biblioteca Nazionale Marciana catalogato classe IV CCCLXI 9885 mobile Girolamo Contarini 1943.

Come citato da Olivier Lexa, direttore artistico del Venetian Centre for Baroque Music, le opere di Cavalli sono contraddistinte da arie brevi, ma istantaneamente seducenti accoppiate ad ineguagliabili recitativi, prerogative che rendono il compositore veneziano riconoscibile ad un sommario ascolto. In effetti, fu lui a fissare e canoni dell'arte lirica: dai lamenti, ai sonni estatici, le scene infernali, le arie per tromba, il buffo, il travestimento, il duetto d'amore, la scena di pazzia, l'invocazione, caratteristiche le quali non remarono mai contro il teatro anzi lo svilupparono parallelamente e furono fonte d'ispirazione di celeberrimi colleghi successivi.

La nuova produzione del Teatro La Fenice, che meriterebbe un'itinerante riproposta almeno europea, ha avuto la bella messa in scena curata dallo stesso Lexa, che senza dover cercare o partorire scenografie peculiari si è trovato a suo agio nella cornice di Ca' Pesaro che tutto già possiede pertanto si concentrato sulla drammaturgia dei personaggi che in quest'opera sono molteplici (anche se eseguiti dallo stesso cantante) e sui sentimenti che ispira il dramma. I temi sviluppati sono molti e in parte possono portare a confusione nello spettatore, soprattutto per i travestimenti uomo/donna, cantante maschile/femminile/castrato, di sicura ambiguità. Il compito del regista è stato non facile ma di sicura mano teatrale in un'azzeccata semplicità narrativa.

Altro elemento di merito, se non colonna portante di questo spettacolo è stata la figura del direttore maestro concertatore Stefano Montanari, interprete barocco di straordinaria perizia, oltre ad una sensibile precisione nel calibrare le dinamiche orchestrali degli strumenti anti chi dell'Orchestra Barocca del Festival, un complesso molto preciso e pertinente.

Il cast era molto omogeneo, caratterizzato da un'ottima resa attoriale e canora proficua di espressività ed apprezzate qualità stilistiche. Non farei distinzioni, tanto completi e pertinenti come raramente capita: Renato Dolcini, Giulia Semenzato, Francesca Aspromonte, Anicio Giorgio Giustiniani Elena Traversi, Giulia Bolcato, Rodrigo Ferreira, quest'ultimo controtenore. L'elenco dimostra quanto sia importante in tali opere il lavoro d'insieme e la buona concertazione in fase di preparazione. Sala con pochi posti, circa duecento, affollatissima, e prodiga di numerose chiamate al termine.

Lukas Franceschini

7/8/2014

Le foto del servizio sono di Michele Crosera.