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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Montepulciano sostiene la musica contemporanea

In prima assoluta I Falsari di Pierre Thilloy

Si lamenta spesso la mancanza di una politica volta a sostenere il contemporaneo, in una società che privilegia la conservazione e la valorizzazione del passato, senza che queste intenzioni si traducano in qualcosa di concreto. Il Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, insieme a poche altre istituzioni musicali, è impegnato attivamente in questa battaglia che concerne la sopravvivenza stessa della nostra cultura. Una società che trascura il proprio tempo è infatti destinata a inaridirsi e, di conseguenza, ad estinguersi. Ciò premesso, particolarmente coraggiosa e meritevole risulta la commissione da parte del Cantiere ad un giovane compositore come Pierre Thilloy, impegnato nella ricerca di nuove vie per il teatro. Peculiare e significativa la scelta del testo, un adattamento confezionato da J.P. Prévost del romanzo di André Gide Les Faux-Monnayeurs (I falsari), un'opera che persegue la dissoluzione del genere e che dunque si presta alla costruzione di una drammaturgia disincarnata, illusoria e volatile come il respiro (l'aria è infatti il tema della trentanovesima edizione del Cantiere). Eclettismo è la parola che forse sintetizza meglio l'intera operazione. Passato e presente si intersecano nella partitura, con un quartetto d'archi e le tastiere che sovente si muovono in territori bachiani, con fugaci citazioni testuali dall'Offerta musicale, mentre le sequenze elettroniche preregistrate richiamano atmosfere alla Philip Glass. Il canto alterna la recitazione nelle parti epistolari previste dal libretto, il declamato ed una scrittura vocale caratterizzata da frequenti salti di registro. L'esile trama interseca i dubbi e i tormenti che muovono le anime dei protagonisti, quasi un flusso di coscienza di matrice joyciana. Le ellissi sono molteplici e a volte l'azione resta criptica per lo spettatore. Sembra quasi che Thilloy, scardinando i meccanismi tradizionali del teatro d'opera, voglia simboleggiare il caos che governa il mondo contemporaneo. In effetti alcuni passaggi restano oscuri, come accade in quella sorta di intermezzo, accompagnato dalla sola elettronica, durante il quale le proiezioni intrecciano croci che modificano continuamente le proprie forme, come in un enigmatico quadro di Malevic.

Il libretto offre alcuni momenti di grande profondità, ad esempio quando il romanziere, alter ego di Gide stesso, afferma la propria volontà di spingersi al largo abbandonando le sponde sicure, rinunciando completamente al soggetto e alla trama, mostrandosi ostile ad ogni limitazione della libertà. Un'affermazione che Thilloy fa propria, costruendo un meccanismo sin troppo articolato, nel quale la pluralità di linguaggi e la rinuncia ad un qualsivoglia percorso drammaturgico rischiano di trasformare il tutto in un esercizio intellettualistico, abbandonando l'ascoltatore in un mondo privo di coordinate. A tutto ciò contribuisce anche la mancanza del testo scritto nel libretto distribuito in sala, insieme ai sopratitoli, a volte troppo veloci e difficili da seguire. Pregevole l'esecuzione musicale affidata alle cure di Vincent Monteil, direttore artistico del Cantiere, alla guida dell'Ensemble Kords composto da Stéphane Rougier e Serge Sakharov (violini), Boris Tonkov (viola) e Alexander Somov (violoncello), affiancati da Sophie Teboul alle tastiere. Una lettura attenta nel bilanciare gli equilibri fra strumenti acustici e parti registrate. Qualche difficoltà trovano invece i solisti, in particolare Mélanie Moussay e Louis-Héol Castel, nel seguire una linea di canto frastagliata e sovente impervia. Più a loro agio Fernand Bernardi e Sylvain Kuntz, quest'ultimo baritono dalla voce morbida e sufficientemente duttile. Il regista Guy Pierre Couleau, coadiuvato dalle raffigurazioni scenografiche opera del pittore Christian Gardair, costruisce un allestimento onirico, un percorso nei labirinti dell'anima evocati dalla scrittura di Gide.

Riccardo Cenci

30/7/2014

La foto del servizio è di Photoclub Poliziano.