RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La fontana malata

Le pietre non parlano. Tacciono, mute testimoni del trascorrere del tempo, silenziose vestigia di un passato travolto dagli eventi, cancellato dal disinteresse e dall'incuria, risucchiato nel vuoto dell'ignoranza. Ma esistono casi – pochi, ancora troppo rari – di persone che riescono a far parlare le pietre, instaurando un dialogo fecondo, intrigante, ammaliante. È quanto accaduto al Monastero dei Benedettini di Catania, un tempo sede conventuale, oggi aperta alle frequentazioni di docenti e discenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania. E questo lo si deve all'intraprendenza, all'intelligenza, alla creatività di un manipolo di benemeriti della cultura non solo catanese, raccolti sotto l'etichetta di Officine Culturali, associazione finalizzata alla valorizzazione del patrimonio culturale etneo e, in particolare, dell'imponente monumento posto sulle alture della collina di Montevergine.

Tutto nasce dallo studio – diuturno e certosino quanto si vuole, ma soprattutto intelligente – della storia della presenza benedettina a Catania e di carte d'archivio, opportunamente assemblate per fornire, adesso, un convincente quadro d'insieme: che fa del Monastero, se non il centro del mondo, sicuramente un sito strategico nell'intreccio della cultura e della politica catanese, da cinque secoli a questa parte. Fonte a ponente, luna crescente, scrittura drammaturgica itinerante dovuta alla brillante vena creativa di Pamela Toscano, anche interprete dello spettacolo, non è solo una performance site-specific, che racconta la storia di due chiostri, quello di Levante e di Ponente, mentre li fa attraversare a pubblico e attori; ma è soprattutto un'occasione per approfondire la storia attraverso il teatro. Già il titolo è, in sé, un piccolo capolavoro, perché prende le mosse da un gioco di parole, a partire dal termine fonte: e dunque racconta la storia della fontana del secondo chiostro del convento, ma si permette anche di ‘giocare' con le fonti storiche a disposizione di studiosi e appassionati di storia.

Prodotto e organizzato da Officine Culturali, con il supporto di ANCE – Giovani di Catania, il percorso teatrale viene guidato da un elefante, liotru immaginario ma anche singolare pifferaio magico, gioioso Virgilio che guida gli spettatori in un viaggio nel tempo: si parte nel 1558, in occasione dell'edificazione del complesso monastico; e si procede nel singolare itinerario allo scopo di dare un nome, un volto, un passato – e quindi oggi un presente, magari domani un futuro – a un monumento che ritorna a vivere. Per raccontare di un ordine votato allo studio e alla preghiera, ma anche vittima dei roghi dell'Inquisizione; di un terribile terremoto, quello del 1693, delle cause che lo scatenarono e delle ipotesi che accompagnarono il funesto evento; della difficile ricostruzione, a partire proprio da quella fontana, solitaria memoria dell'originaria costruzione tardo-rinascimentale; fino all'opportunismo dei comizi per l'elezione del primo parlamento nazionale e alla confisca del convento da parte dello Stato Regio, con la conseguente trasformazione dapprima in caserma per l'esercito, quindi in palestra per fin troppo disciplinati ginnasti, negli ultimi anni del Regno. Ma viene teatralizzata – ed è idea semplicemente geniale – anche l'opera di restauro condotta dall'architetto Giancarlo De Carlo: con la riscoperta dei pezzi della fontana, ritrovata smembrata e minuziosamente ricostruita, seguendo le fasi di un cantiere infinito, che si protrae fino ai giorni nostri…

Con il supporto delle suggestive proiezioni video di Andrea Raimondo, Pamela Toscano, Evelyn Famà e Carlo Ferreri sono i camaleontici protagonisti dell'itinerario: e fanno teatro se cercano un aperitivo – che ovviamente non può essere offerto, viste le ristrettezze dei tempi attuali – o se si travestono da elefante, se si trasformano in rana e in acquaiolo, in monaco e in inquisitore; o addirittura, con sensazionale coup de théâtre, nelle adamantine trasparenze della fontana stessa, protagonista di un racconto polifonico che, passando per le pietre del monumento, abbraccia la storia della città e dell'intero Paese. Momenti comici e apertamente surreali, passaggi onirici e drammatiche ricostruzioni si succedono senza posa: ma anche frangenti toccanti – come quando Toscano intona, a cappella, uno straziante “Bella Ciao!”, vertice emotivo dello spettacolo, memoria di una resistenza culturale, prima che politica, passata anche da questi chiostri.

«Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch»… È una fontana muta, malata come quella descritta da Aldo Palazzeschi, quella che troneggia al centro del Chiostro di Ponente: non solo le acque della sorgente di Leucatia sono state sotterrate, ma anche l'assenza di tubature non consente di immaginare che possa ritornare alla sua funzione naturale. Eppure, quando il sole tramonta, mentre la luna fa capolino dietro la cupola di San Nicolò l'Arena, ritorna la voglia di sperare: perché solo allora ti accorgi che anche le pietre parlano. E hanno tanto da dire, ancora molto da raccontare.

Giuseppe Montemagno

18/8/2016

Le foto del servizio sono di Salvo Puccio.