RECENSIONI
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Barcellona

Il ritorno del “mostro”

Con questo ‘titolo' – positivo, manco a dire – un signore non giovanissimo venuto apposta da Madrid chiamava a gran voce Placido Domingo alla fine della prima di due repliche in concerto de I due Foscari, un Verdi che mancava qui dal lontano 1977.

Domingo tornava qui per la prima volta in veste baritonale – e lasciamo stare la polemica: non lo è, non lo sarà mai, anche se magari la bronchite che ha tenuto ad annunciare l'ha fatto questa volta, insieme al passare del tempo, più ‘scuro' in centro grave e con minore squillo in zona acuta, comunque poco frequentata. Un vero grande artista (per piacere, tenete ben presente quel vero, perchè la differenza è tutta lí) lo resta sempre, anche se non nella fase migliore di una lunga – lunghissima– carriera e sarebbe inutile enumerare ‘limitazioni', ‘astuzie da veterano', note truccate o parlate. Il senso del fraseggio c'era quasi sempre eccome e l'artista brillava ai suoi soliti livelli, con un pizzico però di ‘prudenza', nella grande scena finale di questo doge, parente lontano, ma non troppo, di quell'altro, ligure, creatura tra le maggiori di Verdi.

La malattia minacciava le recite da tutte le parti giacchè Ramón Vargas cancellava poco prima ed è arrivato a sostituirlo Aquiles Machado: questo tenore continua ad esibire un bel timbro, ma ‘spinge' sempre di più col rischio di suoni quasi strozzati; adesso pure le mezzevoci non sono sempre salde e tra falsetto e incertezze abbiamo rischiato l'incidente un paio di volte. Non è poi, e non lo è stato mai, un attore notevole, e così il suo Jacopo Foscari risultava il meno interessante dei tre principali. Chi non si sa se sia o no interprete ma dimostrava uno stato vocale rigoglioso era la fenomenale Liudmyla Monastyrska: gloriosi acuti e filati, buon centro, agilità di tutto rispetto – trillo compreso – ma grave un po' scarso, in quella parte micidiale di Lucrezia Contarini, dove era al suo debutto al Liceu e aveva – a ragione – un enorme successo. Raymond Aceto è un basso che canta e fraseggia sopre le righe con un buon volume di sicuro impatto, ma ci si chiede se non ci fossero cantanti locali capaci di misurarsi con la ingrata e non troppo difficile, nè lunga, parte del traditore Loredano. Molto bene il Barbarigo del tenore Josep Fadó e corretta e interessante il soprano Maria Miró (Pisana).

Il coro, sempre per il momento sotto la guida esperta di Conxita García, aveva dei momenti brillante e l'orchestra era in grande forma (bravo, non capita spesso) in una serata stupenda sotto l'espressiva e attenta bacchetta di Massimo Zanetti, anch'egli al suo debutto in questo teatro. Sala strapiena e applausi scroscianti soprattutto per Domingo e Monastyrska.

Jorge Binaghi

8/5/2015

La foto del servizio è di Antonio Bofill.