RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Gawain,

il destino di un cavaliere

Salisburgo. This is the hour of legacy or loss.

Un cimitero delle auto, grumi di fango persino sui “grandi occhi“ della Felsenreitschule e grigio dappertutto in un´atmosfera devastata a meta´ tra Cernobyl e The road di Mc Cormack. A sinistra, un casermone abbandonato e tempestato da orribili neon e cio´ che resta di una bidonville dove barboni beckettiani si scaldano a un fuoco di fortuna. Non sembra ma siamo alla corte di Re Artù.

Ma tutto sommato - senza nulla togliere alla creativita´ poetica e crudele di Alvis Hermanis, il talentosissimo regista di Riga, di casa al Festival di Salisburgo dove presentò, tra l´altro, un´irresistibile satira degli anni ‘60, The sound of silence e ora Gawain, opera di Sir Harrison Birtwistle (nato nel 1934) compositore post modernista e segnatamente debitore della Seconda Scuola di Vienna con grande dispendio di toni brutali, violenti in cui ripetizione e alterazione di suoni vanno di pari passo con certa ripetizione di azioni sceniche – tutto sommato, dunque, coniugare i nobilissimi cavalieri del Trecento con gli inattaccabili ma vulnerabili guerrieri della fantascienza resta un' ipotesi affascinante, praticabile e persino attendibile.

Seppure figlio del romanzo cortese in Middle English (nel libretto di David Harsent), Gawain (Galvano) and the Green Knight non fa gran fatica a convertirsi in creatura di fantascienza (e la messinscena di Hermanis lo suggerisce sin dal sinistro incipit: “Siamo nel 2021, c'è stata una catastrofe da cui pochissimi si sono salvati. La natura vuole riprendersi la terra”) un essere di un altro mondo con l'ambizione di unire i mondi sperimentando fino al limite la corruttibilità dell'uomo.

La sfida di Gawain è tema e problema più che mai urgente.

Il nipote di Re Artù nonché il migliore dei Cavalieri della Tavola Rotonda, accetta la sfida di uno sconosciuto, il Cavaliere Verde, disposto a farsi decapitare con un'ascia se potrà restituire, tra un anno, lo stesso colpo a colui che gliel'ha inferto. Il decapitato, che non muore, rimonta a cavallo con la testa in mano dandogli appuntamento alla Cappella Verde.

Vero è che la fiaba “deve“ trasformarsi in viaggio dell'orrore ma fa un po' impressione sentir dire “Vieni, prendi posto“ e tutt'intorno non hai che “convitati“ sporchi e cenciosi buttati per strada o vedere il Cavaliere Verde su un cavallo che sembra divelto dalla statua di Marc'Aurelio o la decapitazione eseguita con una seghetta da serial killer di quint'ordine.

Da qui, comunque, come per Odisseo o Beowulf, anche per Gawain incomincia anche un viaggio dentro se stesso.

Nuovi incontri e nuove prove coincidono con Lady de Haudesert (che, dopo aver tentato di sedurlo, gli farà dono di una magica cintura verde che lo proteggerà dai pericoli) e il suo consorte Bertilak (c'è lui sotto le spoglie del Green Knight), prove che vedranno Gawain risparmiato dal suo antagonista che, dopo avergli dato due colpi a vuoto, gliene darà un terzo, dolcemente, procurandogli solo una piccola ferita al collo.

Al suo ritorno a Camelot, Re Artù imporrà ai cavalieri di portare d'ora in avanti una cintura verde per ricordare l'eroica prova di Gawain.

Un'ulteriore prova per “Gawain“ fu anche quella degli “Hecklers“, un gruppo di compositori antimodernisti che nel 1994, quando l'opera fu ripresa alla Royal Opera House di Londra, organizzarono un lancio di fischi in una campagna che voleva “liberare la musica contemporanea da possibili residui post-romantici“.

Per Birtwistle e per il destino di un cavaliere non poteva esservi pubblicità migliore.

Carmelita Celi

9/8/2013