RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Peer Gynt

al Teatro Bellini di Catania

Il termine musica di scena definisce l'inserzione di brani musicali, siano essi vocali o strumentali, all'interno di uno spettacolo di prosa, che servono a evidenziare i momenti peculiari della storia narrata allo scopo di sottolinearne situazioni, creare atmosfere, dare risalto a sentimenti e stati emozionali e a mettere in evidenza gli ambienti in cui si svolge l'azione. La funzione di tale musica è molto simile a quella di una colonna sonora dei film, con la differenza che quest'ultima è registrata mentre la musica di scena viene eseguita sul momento, cioè dal vivo.

Nel 1874 il geniale drammaturgo norvegese Henrick Ibsen chiese ad Edvard Grieg di creare delle musiche con le quali accompagnare Peer Gynt, un suo lavoro teatrale che si accingeva a mettere in scena. Il musicista fu lieto della richiesta e compose una serie di ben ventitre brani destinati a sottolineare i momenti salienti del poema drammatico in cinque atti. Rappresentato a Oslo nel 1876 con enorme successo, venne poi chiesto al musicista di riunire alcuni brani caratteristici da eseguire in concerto, indipendentemente dalla rappresentazione scenica. Grieg in seguito ne scelse otto e li raccolse in due Suites di quattro brani ciascuna, la Suite op. 46 dove inserì Il mattino, La morte di Aase, La danza di Anitra, Nell'antro del re della montagna e la Suite op. 55 dove raccolse i brani Lamento di Ingrid, Danza araba, Ritorno di Peer Gynt e Canzone di Solvejg.

Peer Gynt, la cui durata complessiva integrale è di circa cinque ore e prevede una trentina di cambi di scena, traccia la storia di un giovane irriflessivo e scapestrato che, mosso da una gande vitalità, lascia la propria famiglia e il proprio paese lanciandosi in una serie continua di avventure delle quali solo alla fine capirà la futilità. Infatti quando oramai sarà stanco e prossimo alla fine della vita si deciderà a fare ritorno a casa dove ritroverà soltanto Solvejg, la donna che lo ha sempre aspettato e amato con ferma dedizione e totale abnegazione. Alla fine egli si renderà conto come nella sua avventurosa e tumultuosa esistenza, lontano da Solvejg, non sia riuscito a concludere nulla di buono.

Il Teatro Bellini e il Teatro Stabile di Catania hanno inteso realizzare una versione abbreviata, allestendo un'ampia selezione in forma oratoriale della pièce che si accorda con la riduzione drammaturgica operata da Sergio Sablich e si avvale anche di alcune integrazioni dall'originale e della versione ritmica italiana realizzata da Sirio Scacchetti. La versione proposta è stata quanto mai agile, fluida e scorrevole, evitando certe lungaggini che in verità appesantiscono la resa drammaturgica originale.

La regìa di Alessandro Idonea si è rivelata pertanto valida e funzionale nel riuscire a rendere organico e attraente lo spettacolo la cui dinamica non è mai stata frenata da alcuna statica fissità. Franco Mirabella (Peer Gynt) ha sposato molto bene il ruolo del personaggio eponimo conferendogli una scoppiettante, sbarazzina e vivace personalità. Parecchio disinvolta e suadente Rita Fuoco Salonia nelle parti de Il narratore, Il capitano, Una ragazza. Ben in ruolo anche Giorgia Boscarino (Ase, Il nostromo, Una strega troll) ed Evelyn Famà (La donna in verde, La strega troll,Un altro nostromo, Una ragazza). Marcello Montalto (Il fonditore di bottoni, Hussein, Il grande Curvo, Il padre dello sposo) ha esibito una splendida mimica facciale e corporea mentre Pietro Casano (Il personaggio magro, Il fellah, Un cuoco, Mads Moen, lo sposo di Ingrid) e Franz Cantalupo (Il vecchio di Dovre, Il direttore di un manicomio, Il passeggero ignoto, Aslack) si mettevano in evidenza per la loro spigliata e partecipata interpretazione. Rita Abela (Anìtra, Ingrid, Una giovane troll, Il timoniere) si è distinta oltre che per la recitazione anche per la sua rifinita dizione.

I solisti vocali Enrico Marrucci (Peer Gynt), Martina Licari, Patrizia La Sala e Piera Bivona (Le tre mandriane), Daniele Bartolini (Il ladrone) e Massimiliano Bruno (Il ricettatore) hanno assolto il loro compito con bravura e professionalità. Ha spiccato in particolare modo il soprano Marily Santoro (Solvejg) con la sua voce lunga, morbida, vellutata e ricca di armonici.

Il maestro Vitali Alekseenok ha diretto con alta precisione e accuratezza l'orchestra del nostro Teatro, che ha esibito ancora una volta matura coesione, compattezza e consistenza unite a densità e pregnanza sonora di grande efficacia. Assolutamente ben calibrati e adeguati gli interventi del coro preparato con perizia dal maestro Luigi Petrozziello.

Giovanni Pasqualino

16/3/2024

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.