RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

L'Italiana in Algeri

al Teatro Comunale Mario del Monaco di Treviso

Felice conclusione della Stagione Lirica al Teatro Comunale “Mario Del Monaco” con la nuova produzione dell'opera di Gioachino Rossini L'italiana in Algeri, in coproduzione con il Teatro Comunale di Ferrara. Dopo le farse nei teatri minori veneziani, Rossini fece il “gran passo” proprio con L'italiana in Algeri al Teatro La Fenice nel 1813 ove colse un trionfo, forse ineguagliato rispetto ad altri spartiti, nel più importante teatro dell'Italia settentrionale. La sua fama prese un balzo rilevante sia nel genere buffo sia nel serio, i cui lavori furono quasi tutti composti per il Teatro San Carlo di Napoli nel giro di pochi anni.

L'allestimento proposto a Treviso era curato da Giuseppe Emiliani alla regia con elementi scenici di Emanuele Luzzati, costumi di Stefano Nicolao e proiezioni di Marco Godeas. Spettacolo senza ombra di dubbio piacevole, delineato da una scena che seppur con pochi elementi immerge lo spettatore in un mondo immaginario e favolistico. Infatti la trama dell'opera è così particolarmente buffa ma irreale che questa drammaturgia le calza a pennello. Credo, ma non ne sono certo, che le scene a fondale siano state realizzate da Luzzati qualche decennio addietro per La Fenice, e ancor oggi funzionano a meraviglia per opera di Federico Cautero. Molto belle le proiezioni che già nell'overture raccontano con un cartone animato la vicenda iniziale dell'opera strappando un simpatico sorriso ironico. Giuseppe Emiliani cura una regia molto tradizionale, questo non deve apparire come un difetto anzi oggigiorno è un pregio, non cercando letture di elevato spessore psicologico ma attenendosi doviziosamente al libretto e visualizzando i personaggi nelle loro distinte sfaccettature ben ragionate e molto divertenti. Unica pecca che mi permetto di rilevare è che sovente si sono viste situazioni che erano in parte ispirate ad altre regie di un collega purtroppo scomparso che con tali spettacoli creò un punto di riferimento nel teatro rossiniano buffo. Molto belli e di grande fattura sartoriale i costumi di Stefano Nicolao, cromatici e fantasiosi anche se alcuni parevano un po' fuori stile ma nel teatro comico ci può anche stare.

Principale artefice di questo spettacolo è stato il maestro concertatore Francesco Ommassini che da sapiente conoscitore dello spartito trova e coniuga tutti gli aspetti buffi e patetici con somma capacità. Lo sviluppo serrato dei tempi e la brillantezza d'impianto generale producono un ottimo ascolto e una piacevole esecuzione sonora ben timbrata e molto omogenea con il palcoscenico. Possiamo affermare, dopo le recenti provi in Il turco in Italia e La scala di seta, che Rossini è autore eletto per Ommassini, anche se l'Orchestra Città di Ferrara non mi è parsa così precisa e rifinita com'era logico aspettarsi, ma il risultato è più che soddisfacente. Le lacune si devono registrare, purtroppo, anche nel Coro Iris Ensemble, il quale abbisognerebbe di maggiore preparazione soprattutto tecnica. Forse si è trattato di un incidente “di percorso” poiché in altre occasioni la professionalità espressa era molto buona.

Il cast denotava un'omogeneità molto apprezzabile. La protagonista Alisa Kolosova è un mezzosoprano con buone qualità, alcune magari da rifinire, ma la brillantezza dell'interpretazione e le precise agilità rendono appieno il personaggio. Nicola Ulivieri è un Mustafà spassoso e di grande ironia, capace di rendere il buffo ruolo con precisi colori e accenti molto raffinati, raccogliendo un personale successo in una delle migliori prove degli ultimi anni.

Lorenzo Regazzo invece cambia ruolo interpretando in quest'occasione un simpatico Taddeo. Solitamente lo abbiamo ascoltato in Mustafà, ma anche il personaggio buffo e in parte ingenuo gli calza a pennello. Regazzo ha la capacità interpretativa di non fare il verso macchiettistico ma trova un'eleganza magari allampanata per disegnare un Taddeo di estremo gusto teatrale, con l'aggiunta di una vocalità morbida, precisa, raffinata e molto stilizzata.

Molto interessante il Lindoro di Francisco Brito, tenore di ottime qualità interpretative e dotato di voce squillante e rifinita tecnicamente. Tuttavia dovrebbe perfezionare i colori e gli accenti, ma col tempo credo che colmerà questi piccoli difetti. Molto bravo Giulio Mastrototaro che eleva il ruolo di Haly a un elegante e spassoso capo delle guardie, ritagliandosi un successo personale nell'esecuzione dell'aria “Le femmine d'Italia” eseguita con precisa vocalità e brillante eleganza. Brave professioniste sono state anche Daniela Cappiello, Elvira, e Valeria Girardello, Zulma, in piena sintonia con il cast e molto valide scenicamente.

Al termine un vibrante convinto successo, peccato che il teatro alla prima fosse occupato solo per la metà dei posti disponibili, forse la recita infrasettimanale? Non saprei, certo che per un titolo come Italiana il teatro dovrebbe essere sold-out, semmai suggerirei di anticipare l'inizio dello spettacolo, poiché le 20.45 mi pare troppo tardi.

Lukas Franceschini

21/2/2016

La foto del servizio è di Fotopiccinni-Treviso.