RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Riccardo Muti dirige Macbeth

per il Maggio Musicale Fiorentino

L'81° Maggio Musicale Fiorentino si conclude con un evento eccezionale: due rappresentazioni in forma di concerto di Macbeth, di Giuseppe Verdi, dirette da Riccardo Muti, che ritorna sul podio dell'Orchestra del Maggio per celebrare il 50° anniversario del suo debutto a Firenze. Era scontato che l'attenzione della serata sarebbe stata riservata alla personalità di Riccardo Muti, il quale è tutt'oggi una delle più importanti bacchette a livello internazionale, e con una carriera luminosissima che ha toccato i vertici più alti del panorama musicale del ‘900.

Macbeth è sempre stato un titolo presente nella prassi esecutiva del direttore napoletano, cui si somma un'incisione discografica rilevante. Personalmente ricordo con grande emozione le recite scaligere del 1997 e 2001, nelle quali il gesto, il rigore, le dinamiche, lo smalto orchestrale, i tempi furono di straordinaria bellezza ed esemplare stile. Avrei pensato che quello fosse il punto d'arrivo di Muti e ogni ripresa avrebbe riconfermato tale lettura. Invece l'ascolto odierno di Firenze, dopo ben tre lustri, ha riservato delle sorprese.

La concertazione di Riccardo Muti è ovviamente sempre precisa nei tempi, nel rigore filologico (esegue la versione di Parigi del 1865), stacchi e ritmo che esprimono grande senso della drammaturgia. Tuttavia, è una direzione molto diversa nel dettaglio dalle precedenti. È probabile che il continuo studio sia stato artefice di nuova interpretazione. Innanzitutto è sorprendente il lavoro effettuato con l'Orchestra, che non è una qualunque bensì quella del Maggio Musicale, e gli effetti sono di grande suggestione, nei quali il timbro orchestrale è corposo, a volte vellutato, intenso, forte e mai sfibrato, la compattezza è predominante. Poi vengono le scelte del direttore, che ho trovato più introspettivo nella scelta dei tempi. Le dinamiche sono sempre variegate e di grande effetto, ma i tempi sono stranamente più rallentati, creando fascino e suspense drammatica. Molti i casi: finale atto I, brindisi, scena delle apparizioni, coro del IV atto. A questo va aggiunta una maniacale precisione di tutti i dettagli, anche il breve passo di un recitativo mai banalizzato, e una cura perfetta nell'equilibrio tra suono e voce. Una prova maiuscola sotto tutti gli aspetti e che probabilmente abbiamo potuto apprezzare proprio perché in forma concertante, che ci ha fornito luci diverse sullo spartito.

Dell'orchestra ho già detto ma non era meno grandiosa la prova del Coro del Maggio, istruito da Lorenzo Fratini, impegnato in un'esecuzione mirabile, che in ogni pagina trova efficacia di coesione e compattezza di sorprendente professionalità. In particolare sono stati elettrizzanti il III atto delle streghe e il celebre “Patria oppressa”.

Il cast, ragguardevole e probabilmente quanto di meglio oggi riunibile, è stato galvanizzato sia dalla presenza del direttore sia dall'efficace tessuto sonoro fornitogli, offrendo una prova davvero indicativa. Luca Salsi, Macbeth, è baritono elegante che sfoggia una voce ben rifinita in tutta la gamma, omogenea e compatta. Si aggiunga la capacità di utilizzare al meglio colori e accenti, peculiarità che gli permette di essere credibile e funzionale in tutte le sfaccettature del personaggio. Vittoria Yeo, Lady Macbeth, è un soprano tipicamente lirico ma con possibilità in zona acuta e nelle agilità. La giovane età e la grande professionalità le permettono di superare l'ardua prova con onore e grande fascino vocale. A suo favore un recitativo molto espressivo e un'ottima capacità tecnica di salire a note impervie, anche se nel sonnambulismo evita prove estreme. Tuttavia la zona grave è tendenzialmente vuota e talvolta denota una certa estraneità interpretativa.

Molto buona la prova di Francesco Meli, Macduff, che offre la sua rigogliosa voce a una parte limitata per le sue capacità. La linea di canto è sempre impersonale, anche se generosa e di grande musicalità. Sfoggia un registro acuto baldanzoso e un accento rifinito e umano che abbiamo potuto ascoltare nell'aria solistica. Riccardo Zanellato, Banco, è un pregevole basso con buoni mezzi morbidi e un colore molto affascinante. Il cantante è capace di ottime soluzioni attraverso il colore, anche se il registro grave sovente risultava opaco e poco rifinito. Nelle parti minori il giovane Riccardo Rados, Malcom, tenore con buone qualità per altri futuri ruoli, la brava Antonella Carpenito, una Dama di Lady Macbeth istrionica, e Adriano Gramigni, Medico, di ottime risorse vocali e attendibilissimo nel compito. Bravi gli interpreti delle apparizioni: Nicolò Ayroldi, Leonardo Colesanti e Lucrezia Tacchi, assieme ai professionali Vito Luciamo Roberti (domestico di Macbeth), Giovanni Mazzei (sicario), Egidio Massimo Naccarato (un araldo).

Il successo, che si può definire trionfo senza eccezioni, era assolutamente meritato, con particolari picchi di battimani (anche ritmati) per Riccardo Muti, il quale ha voluto congedare personalmente due artisti del coro che con questa recita concludevano la loro carriera lavorativa tra gli applausi e i ringraziamenti del pubblico e dei loro colleghi.

Lukas Franceschini

20/7/2018

Le foto del servizio sono di Pietro Paolini Terraproject/Contrasto.