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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Mena

di Plinio Maggi

alla Terrazza Ulisse di Catania

Chiara Vyssia Ursino e Yuri Corace Cassarà

Giovedì 25 luglio alla Terrazza Ulisse di Catania ha debuttato, in prima mondiale assoluta, l'opera lirica in tre atti Mena di Plinio Maggi, il cui soggetto è liberamente ispirato al romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga. Il libretto, realizzato a quattro mani dallo stesso Plinio Maggi e da Carlo Majorana Gravina, pone in primo piano l'amore fra Mena Toscano e Alfio Mosca, spostando il baricentro del romanzo originario dal corale e dal collettivo verso un intimismo più personalizzato e individualizzato: insomma, con scelta drammaturgica non esattamente felice, il fulcro dell'azione diventa una storia d'amore che si pone come slegata rispetto all'impianto verista di tutto il contorno. Non mancano certo momenti d'insieme molto intensi come il coro e balletto dell'atto primo, il secondo e terzo balletto dell'atto secondo ed il coro muto che conclude lo stesso atto secondo, ma il plot è proprio centrato sull'amore inappagato ed infelice dei due giovani, facendone di fatto una storia d'amore toccante e patetica, estranea però allo spirito verghiano, dal momento che, in qualche occasione, ci dispiace doverlo notare, tende a scivolare nel mellifluo e nell'affettato.

La musica di Plinio Maggi si è rivelata quanto mai fluida, calda e avvincente, pur con qualche oscillazione stilistica fra l'Operetta e la Commedia Musicale Italiana, di fatto diluendo e stemperando alquanto ai margini della stessa dinamica melodica, specie nella parte finale, la veemenza del dramma umano vissuto dalla famiglia Toscano (I Malavoglia). A rendere più incisiva e vitale la trama fonica ha contribuito sicuramente la felice mano del maestro Giovanni Ferrauto il quale ha dato vita ad una armonizzazione e orchestrazione che ha notevolmente potenziato e rafforzato l'icasticità e la forza di penetrazione sonora dell'intera partitura, dalla quale si sprigionavano anche chiare, esplicite e scoperte citazioni stilistiche pucciniane e mascagniane.

La regia di Turi Giordano è riuscita a creare una certa sinergia fra azione scenica e parti musicali, ma sicuramente egli non è stato aiutato da un palcoscenico che si rivelava alquanto stretto e angusto sia per le masse corali, sia per i balletti, i cui movimenti risultavano spesso poco fluidi ed agevoli, proprio a causa del limitato spazio disponibile per realizzare agili e facili spostamenti.

Il soprano Chiara Vyssia Ursino (Mena) ha cantato con grazia e garbo riuscendo a cogliere i tratti più amari e rassegnati del suo personaggio. Altrettanto tenera e delicata è stata la prestazione offerta dal tenore Yuri Corace Cassarà nella parte di Alfio Mosca. Il mezzosoprano Concetta Cannavò è riuscita a sviscerare vocalmente tutta la drammaticità affidata al personaggio di Maruzza, così come Salvatore Todaro ha saputo districarsi con abilità nell'interpretazione del capo famiglia Padron'Ntoni. Significativi ma talvolta vocalmente insicuri gli interventi di Vincenzo Lo Presti (Cipolla), Tommaso Caramia (Pie di papera) e Melissa Minardi (voce del popolo); buona la prova attoriale di Fabio Costanzo (voce recitante).

Lo stesso maestro Giovanni Ferrauto ha diretto con elegante parsimonia e alta precisione la solida e vigorosa Astana State Opera Symphony Orchestra (l'Orchestra di Stato del Teatro dell'Opera di Astana). Alla riuscita dello spettacolo hanno contribuito i cori: Perfecta Laetitia Sancti Johannis Evangelistae di Gela, Sine Nomine di Giarre, Alma Redemptoris Mater di Scordia e Maris Stella di Militello preparati con professionalità dai maestri Francesco Falci, Giovanni Catalano e Antonio Visalli. Particolarmente adeguate e pertinenti allo spettacolo ci sono parse le scene di Ardesia Coco ed i costumi di Rosy Bellomia.

Giovanni Pasqualino

26/7/2013

Le foto del servizio sono delle Studio Lookland.