RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


A Valencia tutte le magie di Britten

In scena al Palau de Les Arts “A Midsummer Night's Dream”

Nel mettere in musica il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, composto per la serata inaugurale dell'Aldeburgh Festival del 1960, Benjamin Britten aderisce perfettamente all'intricato gioco drammaturgico costruito dal grande scrittore. Con formidabile istinto teatrale riesce nell'arduo compito di intessere una partitura dalle molteplici sfaccettature, costantemente in bilico fra realtà e apparenza. Tre diversi mondi si confrontano: quello magico di Oberon e Tytania, quello appassionato delle due coppie di amanti e quello rustico e buffo degli artigiani. La foresta incantata è la vero protagonista del testo shakespeariano, un luogo nel quale elementi naturali e sovrannaturali si mescolano in una peculiare alchimia. Britten rende esplicitamente omaggio al genio del più grande scrittore inglese, da lui profondamente ammirato, mentre infonde nuova linfa nella languente tradizione del teatro musicale del proprio paese. Il suo enorme talento immaginativo lo aiuta a confezionare un lavoro di sorprendente sapienza orchestrale, mentre la sua sensibilità vocale gli permette di delineare una gamma estremamente ampia e variegata di personaggi, fornendo a ognuno una propria spiccata individualità. Il paziente lavorio di cesello resta celato dietro la patina di una accattivante facilità espressiva. Raramente l'opera del bardo di Stratford-upon-Avon, seppur ridotta di una buona metà nel libretto confezionato dallo stesso Britten insieme a Peter Pears, ha trovato una traduzione tanto in linea con la propria poetica.

Paul Curran non è nuovo a questo lavoro. Lo spettacolo confezionato per il Palau de Les Arts Reina Sofia di Valencia segue le linee principali di altri suoi allestimenti, ma con una confezione nuova. La scena unica, la quale peraltro non mortifica affatto la qualità immaginifica del testo, era stata infatti adottata anche al Teatro dell'Opera di Roma nel 2012. In questo caso l'essenziale scenografia è costituita da un tempio dorico montato su una piattaforma girevole. La luna fa capolino attraverso le sue colonne, come in tanti dipinti di Caspar David Friedrich. Lo spettatore ha davvero l'impressione di errare in un bosco appena screziato dal chiarore della luna, anche se in scena non compare alcun elemento mimetico del mondo naturale. Seguendo la tradizione del teatro elisabettiano, tutto è lasciato alla recitazione, accuratissima in ogni suo aspetto. Tutto scorre in maniera impeccabile nella regia di Curran, calibrata con perfetto dinamismo teatrale sul testo e sulla musica. Un sapiente uso delle luci, a cura di David Jacques, completa un lavoro davvero pregevole.

L'amore, tiranno capriccioso, guida l'azione. Tutti devono sottostare al suo dominio. Il succo magico del fiore scompagina i sentimenti e sovverte ogni regola, portando Tytania a invaghirsi del vile Bottom con la testa d'asino. Le eterogenee dimensioni del magico e dell'umano si mescolano e si scontrano fino al conclusivo ritorno all'ordine, come avverrà nella Tempesta, con significati ed esiti ancor più profondi.

Buona l'esecuzione musicale. Il nutrito cast si dimostra particolarmente affiatato. In particolare si vuole segnalare l'ottima prova vocale e attoriale di Conal Coad, un Bottom spassoso senza mai scadere nell'eccesso caricaturale. Christoper Lowrey ha la vocalità astratta che si addice a Oberon, appena un po' troppo esile in alcuni momenti; al suo fianco una brava Jennifer O'Loughlin nel ruolo di Tytania. Apprezzabili gli amanti, in particolare Dan Kempson, Nozomi Kato e Leah Partridge, mentre un gradino al di sotto sta il Lysander di Mark Milhofer. Fra gli artigiani si vogliono menzionare ancora il Flute di Keith Jameson e lo Snug di Tyler Simpson, ben cantati e ricchi di doti istrioniche. Eccellente infine Chris Agius Darmanin, dotato di eccellenti capacità acrobatiche che gli permettono di vestire in maniera perfettamente credibile i panni dell'enigmatico Puck.

Un ruolo importante ha inoltre il coro dei bambini, affidato alla Escolania de la Mare de Déu dels Desemparats diretta da Luis Garrido.

Roberto Abbado, alla guida dell'Orquestra della Comunitat Valenciana, mostra un solido dominio della partitura e una indubbia capacità narrativa. Anche le diverse atmosfere del racconto vengono evocate con sufficienti suggestioni, dalle luci eteree del bosco fatato alle prosaiche buffonerie degli artigiani. Se qualcosa gli manca è una maggiore fantasia interpretativa. Successo di pubblico anche se la sala, dapprima piena, si è andata svuotando di atto in atto, confermando come certe cattive abitudini non siano esclusive del nostro paese.

Riccardo Cenci

20/6/2016

Le foto del servizio sono di Tato Baeza.