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Nabucco

apre la stagione del Liceu di Barcellona

La stagione del Liceu è appena incominciata con un nuovo allestimento (visto già alla Scala, per esempio) del Nabucco verdiano per la regìa di Daniele Abbado: non si trata di un lavoro eccezionale, ma non disturba con il suo approccio stilizzato e parecchio ‘ascetico' che porta l'azione agli anni Trenta dello scorso secolo con un notevole lavoro video con potenti ricordi dell'Olocausto. Anche se abusa delle comparse che stanno lí sempre presenti quando non dovrebbero, va rilevato un forte lavoro con i membri del coro. Come altre volte c'erano due compagnie di canto per i ruoli principali. Quello scelto per la serata inaugurale non aveva niente di particolare. Ambrogio Maestri non è l'ideale per il protagonista e in una messinscena ‘moderna' ancora meno. Non cantava male, ma più di una volta ha cacciato qualche urlo di cui non si sentiva il bisogno, e in certi momenti sembrava al limite delle possibilità. Chi superava di gran lunga quel limite era Martina Serafín come Abigaille, con degli acuti crescenti o addirittura gridati, un centro poco efficace e spento e soprattutto un registro grave inesistente e di effetti groteschi quando vi si azzardava; perfino i suoi – di solito – bei piani erano assenti: non si capisce bene un simile errore nella scelta di questo ruolo micidiale in una cantante della sua categoria. Vitalij Kowaljow risultava tutto sommato il più bravo, e il suo Zaccaria, forse non ottimo, giacchè il grave è debole e l'emissione non sempre ‘all'italiana', era di buon livello. Eccellente la Fenena di Marianna Pizzolato (purtroppo la parte è breve), e assolutamente ingiustificabili le presenze di Roberto Di Biasio, un mediocre Ismaele) e di Alessandro Guerzoni, un pessimo Sacerdote di Belo. Bene il coro, preparato da Conxita García – diventata ufficialmente nuovo maestro – ma la parte migliore se la ritagliava, a sorpresa, l'orchestra anche se non sempre si possono condividire le scelte di Daniel Oren, che però conosce a fondo questo titolo e il suo mestiere.

Nel secondo cast i due elementi più interessanti, anche se non memorabili, erano Luca Salsi, un buon Nabucco di bella voce ma troppo generico, e Tatiana Melynchenko, una Abigaille molto più adatta come voce; come stile e qualche aspetto tecnico – soprano drammatico certo, d'agilità non proprio – non irreprensibile. Alejandro Roy nei panni d'Ismaele cantava a squarciagola con una voce scura, non bella ma importante che dovrebbe gestire in un altro modo. Enrico Iori campava uno Zaccaria a dir poco insufficiente, scarso di volume, grave ingolato, acuto limitatissimo, emissione discontinua. Daniel Oren, da vicino, era un vero mulino con dei gesti eccessivi e rumori vari in continuazione.

Jorge Binaghi

19/10/2015

 

La foto del servizio è di Antonio Bofill.