RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Orfeo ed Euridice

al Teatro Olimpico di Vicenza

Il Festival “Vicenza in Lirica 2015” realizzato dall'Associazione Concetto Armonico, diretta da Andrea Castello, si è concluso trionfalmente con l'esecuzione scenica al Teatro Olimpico dell'azione teatrale di Christopher Willibald Gluck Orfeo ed Euridice. “Vicenza in Lirica” è un Festival che nel periodo di venti giorni ha organizzato nella città veneta vari appuntamenti musicali e due importanti masterclass tenuti da Katia Ricciarelli e Sara Mingardo. Quest'ultima si è occupata di selezionare e preparare musicalmente tre giovani voci per l'esecuzione dell'opera citata.

La storia artistica della signora Mingardo parla da sola e la disponibilità per dedicarsi ai giovani non solo le fa onore ma rileva l'encomiabile disponibilità verso altri cantanti con suggerimenti e consigli.

Lo spettacolo realizzato al Teatro palladiano è denominato semistage a due mani realizzato da Andrea Castello e Francesco Erle. È noto che all'interno del teatro non è possibile realizzare una scenografia vera e propria, la sovrintendenza ai beni artistici lo vieta, pertanto lo spettacolo è stato brillantemente incentrato sullo splendore del palcoscenico reale, che ogni qualvolta si ammira si resta sempre sbalorditi. Una sola riproduzione scenica al centro, ispirata secondo chi scrive da un capitello visibile nel giardino esterno, rendeva lo spazio onirico ed ideale per una drammaturgia ricercata nei movimenti composti sia dei solisti, i quali spesso utilizzavano anche la gradinata del pubblico, che del coro. Il tutto è reso con assoluto rispetto della musica e del testo senza cercare soluzioni scellerate, alle quali purtroppo siamo abituati. Una movenza mimica ricercata, visualizzata in un'espressività di gesto accennata, esprime eleganza ed interpretazione di assoluto livello. Roberta Sattin disegna costumi sobri ed eleganti che ottimamente si coniugano con la concezione registica.

Francesco Erle, ora direttore e maestro concertatore, sceglie la versione viennese del 1762 del capolavoro di Gluck, il quale fa storicamente da spartiacque nella produzione operistica barocca. L'edizione potremo definirla filologica, poiché Erle sceglie una realizzazione con parti reali, un solo esecutore per ogni strumento, realizzando cosi un aspetto poco conosciuto dell'opera, intimistico ma anche di adesione all'idea classica del teatro del tempo. Su questa scelta pesa anche una prassi esecutiva del XVIII secolo, in seguito abbandonata, come ad esempio i timpani “assordati” (ricoperti da un velo nero) creando un fascinoso effetto armonico. Sono state inserite invece le articolazioni e le legature del manoscritto soprattutto per il gusto di ornamentazione che si creava appositamente ad ogni esecuzione. Grande talento, grande musicista, il maestro Erle guida con esperta conoscenza la bravissima orchestra Schola San Rocco, solo sedici elementi, che hanno reso in maniera efficace la loro professionalità. Una particolare menzione per Alberto Maron, professore al clavicembalo, per l'encomiabile contributo continuo all'intera partitura. Altro pregio del direttore è stato quello di ricercare una perfetta sonorità strumentale timbrica adatta al luogo d'esecuzione.

Rilevante l'apporto del Coro Schola San Rocco, che in Orfeo ha parte predominante, reso con assoluta professionalità.

Il terzetto delle soliste era ben amalgamato e la mano della signora Sara Mingardo si è fatta sentire soprattutto nella realizzazione di un recitativo particolarmente curato, la parola era raffinata e di un'intensità rarefatta.

Francesca Biliotti, il protagonista, è una cantante musicale e con una precisa tecnica che le permette un canto ricercato, d'intensità uniforme e drammatica. Unico appunto potrebbe essere il volume e il colore vocale, che chi scrive preferirebbe più intenso, ma la prassi esecutiva odierna è orientata verso voci poco profonde, e la prova della cantante è stata realizzata con ottima poeticità.

Molto brava anche l'Euridice di Mina Yang, la quale esprime un segno drammatico vocale di buon effetto, senza sbavature e calibrata musicalità. L'Amore di Benedetta Corti trovava un'ottima realizzazione nell'eliminazione di superflue prassi interpretative, trovando pertinenti accenti e una brillante esecuzione.

Un successo pieno la realizzazione di questa produzione, con l'auspicio di altre magiche serate nelle prossime edizioni. Il pubblico che gremiva il teatro ha tributato un lungo e prolungato applauso a tutti gli artisti al termine della rappresentazione.

Lukas Franceschini

20/7/2015

Le foto del servizio sono di Angelo Nicoletti – FIAF.