RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Pagliacci

al Teatro Antico di Taormina fra bis e ovazioni

La Stagione Lirica del Taormina Festival 2013 si è conclusa la sera del 14 agosto con la rappresentazione di Pagliacci del compositore napoletano Ruggero Leoncavallo. Un'ormai desueta consuetudine del passato accomunava la rappresentazione di tale partitura a quella della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, sia per l'impianto verista di entrambe le trame sia per la loro durata (poco meno di un'ora e mezza ognuna). Non intendiamo certo contestare l'annosa e in sé contraddittoria definizione di musica verista, in quanto non riusciamo a vedere, a sentire ed a capire dove, come, quanto e in che misura la musica, arte asemantica per eccellenza, possa essere definita congruentemente “naturalista” o “verista”. Ma è certo che a differenza della musica pura, la musica operistica si avvale del supporto di un libretto che stabilisce personaggi, ambienti sociali, parole, azioni ed eventi, attraverso i quali la caratteristica e tipologia della trama ne agevola e determina la definizione storiografica. storia

La vicenda truce e sanguigna (verista!) attraversa il dramma di Ruggero Leoncavallo determinandone la plasticità patologica nella dissennata gelosia, sfociante sempre e ineluttabilmente nell'azione entropica più devastante della condotta umana su questa terra: l'omicidio. L'opera, come anche la quasi coeva Cavalleria Rusticana, composta solo due anni prima, rappresenta in modo pregnante proprio questo nascere, crescere e svilupparsi del sentimento della gelosia, per arrivare alla vera e propria devastazione e annientamento dell'oggetto amato.

La regia e le scene di Enrico Castiglione verosimilmente hanno voluto far risaltare proprio questo aspetto dell'animo umano, aspetto nel quale persino l'amore, se cieco e non guidato dall'illuminante ragione e dal più affabile buon senso, si tramuta spesso in un mostro orrendo che tutto travolge e tutto annienta nella sua cieca smania di possesso. Così le splendide scene, trillanti di colori e festoni, esibivano avvincenti e misurati movimenti scenici, attraverso i quali cantanti, protagonisti e coro riuscivano a creare la magia vissuta da un intero paese nell'attesa della messa in scena di una piccola farsa da parte di una compagnia di guitti itineranti. Il tragico e violento finale è stato preparato con grande sagacia artistica dal bravo regista, il quale è riuscito a potenziare l'effetto emotivo creato dal golfo mistico con quello drammaturgico e visivo ostentato dal palcoscenico.

I costumi di Sonia Cammarata, disegnati con la fantasiosa cromia e la sinuosità armonica da cui sono sempre contraddistinti, hanno contribuito non poco alla resa ed al successo dell'intero spettacolo, così come anche il disegno delle luci creato da Lorenzo Tropea.

Chiara Taigi ha definito il personaggio di Nedda con avvincente pregnanza scenica e soprattutto con una vocalità tersa, pulita e nello stesso tempo piena di pathos e accorato lirismo. Piero Giuliacci è stato un Canio davvero tragico e travolgente, mettendo in campo un controllo di voce efficiente e sicuro oltre ad una tecnica e musicalità di alta scuola. La sua interpretazione di “Vesti la giubba e la faccia infarina” è stata così emotivamente toccante da suscitare una vera e propria ovazione da parte del numerosissimo pubblico presente nella cavea, che ha richiesto insistentemente un bis dall'artista, elargito senza snobistici atteggiamenti ma con estrema semplicità e naturalezza. Di buona fattura la prestazione offerta dal baritono Giovanni Di Mare, "Prologo" che ha fatto risaltare con garbo ed eleganza la sua filosofica introduzione di “Teatro nel teatro”, così come quella di Vincenzo Taormina, molto sofferta e passionale nella parte di Silvio, e di Giuseppe Di Stefano (Peppe-Arlecchino).

Il Coro Lirico Siciliano, preparato e diretto dal maestro Francesco Costa con sicura professionalità e competenza, ha punteggiato tutta l'opera nei momenti di allegria ed euforia, di attesa e di tragedia, caricando di forza emotiva l'azione dei protagonisti. L'Orchestra Sinfonica del Festival Euro Mediterraneo, diretta da Luiz Fernando Malhheiro, per quanto ben strutturata e ben equilibrata nelle sonorità, avrebbe forse dovuto lasciare maggiore spazio di movimento ai cantanti, assecondandone l'incedere fonico, anziché talvolta vincolarlo e condizionarlo. Corretta e precisa la resa del Coro di Voci Bianche “Progetto Suono” diretto da Rita Padovano.

Dobbiamo evidenziare per onor di cronaca ed a tutto maggior merito dei cantanti che l'intera esecuzione dei Pagliacci (come anche di Cavalleria e Rigoletto) ha avuto luogo senza uso dei microfoni, come oramai avviene in ogni manifestazione musicale d'Italia all'aperto e perfino nella celebrata Arena di Verona.

Nella seconda parte sono state eseguite le sinfonie iniziali delle opere Nabucco, La forza del destino e il Preludio all'atto I dalla Traviata, per concludere con il coro dal Nabucco “Va, pensiero”, cantato dallo stesso maestro Costa e dal Coro Lirico Siciliano con afflato mistico e ieratico così penetrante ed espressivo dal suscitare nel pubblico grande entusiasmo e la richiesta di un esaltante bis che ha coinvolto l'intero pubblico del Teatro Antico di Taormina.

Giovanni Pasqualino

15/8/2013