RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Peter Grimes

al Comunale di Bologna

Per la prima volta al Teatro Comunale è stata rappresentata l'opera Peter Grimes di Benjamin Britten, una lacuna colmata solo nell'odierna stagione in uno spettacolo ideato da Cesare Lievi e con la mirabile direzione di Juraj Valcuha. Prima opera lirica di Britten fu scritta in versi da Montagu Slater, il quale s'ispirò al poema The Borough di George Crabbe. Ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro Sadler's Wells di Londra il 7 giugno 1945, diretta da Reginald Goodall e con Peter Pears, compagno del compositore, quale protagonista. Ottenne sin dall'esordio un trionfale successo di critica e di pubblico, mai appannato, e conquistò in breve tempo i più importanti palcoscenici internazionali. Il borgo in cui l'opera è ambientata ricorda Aldeburgh, cittadina sulla costa orientale dell'Inghilterra, dove viveva Crabbe, e in seguito anche i Britten, i quali fondarono l'omonimo festival tuttora in attività. La genesi dell'opera è legata a una commissione del direttore d'orchestra russo-americano Sergej Koussevitzky il quale nel 1942, per commemorare la moglie appena scomparsa, chiese a Britten di comporre una nuova opera per un festival.

Il protagonista, Peter Grimes, è un ritratto psicologico tra i più complessi dell'opera contemporanea: librettista, compositore e interprete lo trasformarono in una vittima delle circostanze e della comunità. Il suo violento comportamento divenne il risultato della sua smania di lavoro senza fine: una denuncia riguardo al complesso di superiorità dei suoi concittadini e alla loro mancanza di umanità. L'azione si svolge in un villaggio di pescatori sulla costa orientale dell'Inghilterra, intorno al 1830. Gli abitanti del borgo ergono un'insormontabile barriera di pregiudizi nei confronti del pescatore Peter Grimes, solo Ellen la maestra mostra sentimenti benigni, poiché i modi violenti e la casualità della morte del suo giovanissimo apprendista lo rendono avverso agli abitanti del villaggio. Il suo agire, irruento e percorso da invisibili tormenti, nell'evolversi del dramma diventa sempre più evidente, arrivando al delirio. Tutto ciò è causato essenzialmente dal voler per sé una migliore situazione sociale, che lo porterà però a distruggere la propria vita e quella dei poveri apprendisti, nell'incessante smania di lavoro. La tragica vicenda è narrata attraverso un bellissimo contrappunto tra voci soliste, coro (uno dei protagonisti essenziali dell'opera) e orchestra. Lo straordinario originale tessuto musicale dell'opera vanta anche una mescolanza raffinata di stili, dal romanticismo del primo ‘900 a riferimenti dodecafonici, senza tralasciare la musica popolare che rende credibile l'atmosfera del villaggio di pescatori. Grandiosi sono gli interludi sinfonici, utilizzati da Britten come un anticipo del clima drammaturgico, senza tralasciare il sapiente utilizzo dei singoli strumenti con particolare riferimento agli archi, all'arpa e alle percussioni. Non da ultimo è doveroso rilevare che non solo in quest'opera britteriana è presente un velato accenno all'omosessualità.

Il bellissimo spettacolo di Cesare Lievi, ideato per il Teatro Comunale di Modena, Ferrara e Ravenna nel 2005, ha il pregio di raccontare la vicenda attraverso una gestualità subdola e di forte impatto teatrale. La scena in legno di Csaba Antal è volutamente astratta e atemporale. La drammatica vicenda, che ha influssi sicuramente morali, è vera e crudele, poiché la recitazione, quasi da commedia dell'arte, pone i personaggi nella chiarissima sfera dei loro ruoli. Il protagonista è sempre isolato, volutamente marcato è l'isolamento dalla società. A questa mirabile lettura contribuiscono i bellissimi e personali costumi di Marina Luxardo, che per rafforzare la concezione della vicenda hanno stili diversi, e le fosche luci di Luigi Saccomandi.

Sul podio Juraj Valcuha, una delle bacchette più importanti dell'ultima generazione di direttori, coglie un personale successo impegnandosi in una concertazione spigolosa, con tempi incalzanti, sovente nervosi, e attraverso una straordinaria focalizzazione di colori orchestrali vivi e momenti di puro lirismo realizza una narrazione drammatica e appassionata di valore eccelso. Coadiuvato negli impeccabili intenti dall'Orchestra del Teatro Comunale in forma smagliante, precisa e calibratissima e da uno straordinario Coro, istruito da Andrea Faidutti, che realizza una delle migliori performance della stagione.

Convincente il cast, i cui ruoli sono molto impegnativi. Ian Storey, il protagonista, dopo un inizio canoro stentoreo spesso impreciso e un assolo nel secondo atto non calibrato, trova la giusta via nella scena finale realizzata con grande enfasi e compattezza vocale rilevante. Il personaggio era invece centrato appieno sin dall'inizio, straziante e ieratico. Bravissima Charlotte-Anne Shipley, Ellen, che sfodera doti raffinate in un canto dolente, sempre misurato con accenti e fraseggio ammalianti. Non è da meno il Capitano Balstrode di Mark S. Doss, cantante preciso e di grande impatto scenico.

Mirabile l'avvocato di John Molloy, perfetto Paolo Antognetti nel ruolo di Boles, intrigante la Mrs. Sedley di Kamelia Lader, e altrettanto convincenti e professionali Luca Gallo, Hobson, e Maurizio Leoni, Ned. Strepitosa Gabriella Sborgi, la zietta, che nel teatro d'opera di Britten sta raccogliendo grandi successi sia per resa canora sia interpretativamente. Non da meno le due nipoti interpretate da Chiara Notarnicola e Sandra Pastrana. Professionali il resto del cast: Saverio Bambi (reverendo), Amos Colzani (Dr. Crabbe) e il ragazzo, del quale non possiamo scrivere il nome perché non specificato.

Opera sicuramente non di repertorio e anche di non facile ascolto, ma il Teatro Comunale, con soddisfazione, era quasi esaurito. Al termine successo trionfale e meritato.

Lukas Franceschini

30/5/2017