RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Un coinvolgente e intenso Evgenij Onegin

al Massimo di Palermo

Venerdì 19 maggio al Teatro Massimo di Palermo si è tenuta la prima rappresentazione dell'opera Evgenij Onegin di Pëtr Il'ic Cajkovskij, ispirata all'omonimo romanzo in versi del padre della letteratura russa Aleksandr Sergeevic Puškin, su libretto dello stesso compositore e di Konstantin Stepanovic Šilovskij. La serata si è aperta con un intervento del sovrintendente e direttore artistico Marco Betta per ricordare Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa, musicologo di fama internazionale che è venuto a mancare di recente e di cui tutta la comunità artistica sentirà la mancanza.

L'opera, in tre atti e sette quadri, narra l'infelice vicenda di Evgenij Onegin, una storia in apparenza semplice ma che grazie alle musiche di Cajkovskij e ad una regia di livello può risultare un successo, capace di attirare un pubblico sia nostrano sia internazionale. Possiamo iniziare col dire che la regia di Julien Chavaz ha dato nuova linfa e vigore a questa produzione che in armonia con la scenografia essenziale di Amber Vandenhoeck, con le incisive luci di Eloi Gianini e i costumi moderni di Sanne Oostervnik ha permesso al pubblico di rivivere in una più attuale prospettiva storica i sentimenti di un'epoca che, con i suoi valori e le sue consuetudini amorose, potrebbe apparire troppo distante. In particolare ci preme sottolineare, per quanto riguarda i costumi, che i loro colori accesi e smaglianti riuscivano a potenziare e dare energia alla rappresentazione e, pur se proiettati in una modernità novecentesca, non disturbavano ma anzi accrescevano l'empatia e l'interesse dello spettatore.

L'orchestra del Teatro Massimo, diretta con maestria da Omer Meir Wellber, ha dato voce, con la sua ampiezza, incisività fonica e varietà agogica, alle emozioni dei personaggi e, dimostrando anche uno straordinario virtuosismo, è riuscita a trasmettere la profondità e l'intensità della splendida partitura di Cajkovskij: ciò, tuttavia, non sarebbe stato possibile senza l'ausilio del Coro del Teatro Massimo, preparato e guidato da Salvatore Punturo, che ha infatti aggiunto un elemento di grande impatto passionale alla rappresentazione: le voci dei coristi e dei personaggi si sono fuse in un'unica entità, trasportando il pubblico in un vortice di commozione e coinvolgimento.

La scena della lettera di Tatiana è stata sicuramente la più riuscita, infatti Carmen Giannattasio ha reso partecipe tutto il pubblico delle sue pene d'amore in un parallelo scenico di grande suggestione ed effetto; inoltre il soprano ha commosso il pubblico grazie alla sua voce e alla sua presenza scenica, e va anche sottolineata la sua ottima dizione in una lingua così distante da quella italiana quale è quella russa.

Soprattutto per il primo atto, merita una particolare menzione la vigorosa voce del mezzosoprano russo Margarita Nekrasova che interpretava la njanja (balia) Filipievna, mentre per il terzo atto si è distinto vocalmente nel ruolo del principe Gremin il basso Giorgi Manoshvili. Il baritono Artur Rucinski nella parte eponima ha senza dubbio affrontato con successo e professionalità il suo impegnativo ruolo. Buone anche le interpretazioni di: Helene Schneiderman (Larina), Victoria Karkacheva (Olga), Saimir Pirgu (Lenskij), James Kryshak (Monsieur Triquet/Un contadino), Andrii Ganchuk (Zareckij/Un capitano).

Abbastanza numeroso il pubblico che ha applaudito ripetutamente e con calore tutti gli artisti, la cui comprensione è stata resa anche più agevole dai sottotitoli proiettati in lingua inglese e italiana.

Come è scritto sulla facciata del teatro panormita, “L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”; e questo è l'augurio che noi tutti abbiamo per un'opera dal respiro internazionale che speriamo possa dare nuovo impulso culturale alla nostra isola.

Repliche fino al 25 maggio.

Antonio Pasqualino

23/5/2023

Le foto del servizio sono di Rosellina Garbo.