Ricordo dello scrittore Santo Sgroi
nel centenario della nascita 
Il giorno 13 agosto del 2002 si spegneva all'ospedale Garibaldi di Catania lo scrittore Santo Sgroi. Nato nella città etnea il 17 luglio 1925 da una famiglia di origini umbre, era poi vissuto a Roma moltissimi anni ed era ritornato in Sicilia negli anni Novanta. Nella sua lunga permanenza nella capitale aveva esordito nel mondo letterario nel 1950 con il delicato romanzo Fossette sulle guance (Edizioni Eschi), passando poi ad una costante collaborazione, con bozzetti, novelle e racconti, a vari settimanali nazionali quali Milleidee, Confidenze, Annabella, Bella, Grand Hotel, riscuotendo sempre un alto gradimento, specie presso il pubblico femminile, per le sue storie nelle quali l'amore, la passione e l'intreccio rappresentavano l'aspetto più denso e coinvolgente. Nel 1970 con il delizioso racconto Il bel ragazzo di Lampedusa, aveva vinto il premio Rizzoli, presieduto dal grande regista Federico Fellini, che gli aprì le porte del successo e della notorietà. La sua innata riservatezza, la sua estrema timidezza e il suo carattere schivo da vanagloriosi esibizionismi furono forse la causa di un ingiusto oblio che negli ultimi tempi lo avvolgeva, ma la terra di Sicilia è stata sovente poco generosa verso i suoi figli migliori, soprattutto verso gli artisti e gli uomini di cultura: non è un caso che tanti scrittori da Capuana a Verga, da Pirandello a Quasimodo, da Brancati a Vittorini abbiano dovuto lasciare l'isola per promuovere le loro creazioni ed avere riconosciuti i loro meriti. Lo stile letterario di Sgroi era semplice, sciolto e avvincente, riusciva con pochi tratti a creare suggestive ricostruzioni d'ambiente e forti intrecci passionali, tutte qualità che lo hanno collocato nella migliore tradizione letteraria siciliana. Non fu sicuramente uno scrittore impegnato, introspettivo o cerebrale, la maggior parte della sua produzione è in realtà tinta di rosa, ma i suoi personaggi riuscivano a sprigionare una schietta, candida, ingenua e calda umanità. Annotava Luciana Peverelli nella presentazione a un volume dello scrittore catanese nel 1979: “La sua fatica e la sua volontà non sono state forse sempre ricompensate come meritavano, anche se è riuscito a pubblicare più di cento racconti che se non hanno avuto molto rilievo nel mondo della critica hanno ottenuto moltissimo successo tra i lettori. Una perenne giovinezza anima questo scrittore che crede ancora nelle cose buone e belle della vita, che ha un linguaggio vivo e scorrevole, che ha una fantasia vivida che merita il suo giusto posto nella letteratura contemporanea”. Alcuni lusinghieri giudizi critici furono espressi sul suo ultimo romanzo dal titolo Il palazzo dei panni sporchi (Bastogi, Foggia 2002), in particolare da menzionare quello di Stefano Valentini su La Nuova Tribuna Letteraria: “Ha un tocco tutto suo e davvero personale il siciliano Santo Sgroi, nel portare sulla pagina vicende e personaggi. Un tocco rapido, fatto di veloci pennellate, dove però l'accavallarsi di uomini e scene non produce l'effetto di superficiale svagatezza bensì quello, narrativamente molto efficace, di una coralità appassionata e coinvolgente”. E quello di Domenico Trischitta riportato su La Provincia di Catania dell'aprile 2002: “L'autore dosa abilmente un verismo tipicamente verghiano con uno stile che lo decodifica modernamente, nel senso che riesce a sviluppare in maniera originale il proprio percorso letterario. La storia è solo un pretesto (un ragazzo che viene ingaggiato dal proprietario di uno stabile per ordinare un pollaio) per raccontare sinceramente un mondo arcaico siciliano caro allo scrittore, fatto di mendicanti, venditori ambulanti, donne innamorate e uomini gradassi”.
Nel corso della sua lunga militanza letteraria ottenne nel 1992 il Premio Rimbaud con il racconto La signorina Virginia e nel 1994 vinse il Premio S. Valentino con il romanzo La donna del cigno che narra del giovanile amore del compositore Vincenzo Bellini per la conterranea Marianna Politi e venne anche pubblicato a puntate sulla Gazzetta del Sud corredato da splendidi disegni di Eugenio Forte.
Santo Sgroi ci ha anche lasciato la commedia Le sorelle Madò pubblicata sulla prestigiosa rivista di spettacolo Sipario nel 1993, alla quale seguirono altre tre commedie: Le rose del perdono (che vinse il Premio Luigi Capuana 1999 promosso dal Giornale dell'Etna e dalla Provincia di Catania), Il trasloco e Il braccialetto di giada. Fra i suoi pregevoli romanzi vanno anche ricordati Bella figlia dell'amore (Controedizioni Milano 1981), Il sentiero delle rose selvatiche (Fabbri Milano 1985), Il prezzo dei miei vent'anni (Beta edizioni Roma 1990).
Sgroi oltre che valido scrittore fu anche uomo dai vasti interessi culturali tant'è che nel 1990 fu campione della nuova edizione di “Lascia o raddoppia?”, presentandosi come esperto dei film e della vita dell'attrice Greta Garbo. Chi scrive ebbe la ventura di conoscerlo negli ultimi dieci anni della sua esistenza, dopo il suo definitivo rientro a Catania. Da allora ci incontravamo di tanto in tanto per discutere dei suoi ultimi lavori, delle sue pubblicazioni, delle sue idee, dei suoi progetti. Nell'estremo tardo periodo della sua vita usciva sempre meno da casa per problemi di salute (era malato di cuore) e allora ci sentivamo per telefono e con il suo solito modo di parlare estroverso, simpatico, lieve e brioso mi aggiornava sulle sue più recenti creazioni oppure sui tanti premi che riusciva a vincere in ogni parte d'Italia. La sua conversazione era sempre allegra, gaia, spensierata, quasi non volesse mai rattristare o deprimere l'interlocutore con argomenti grevi, tediosi o pesanti, segno tipico d'un elegante e distinto signore d'latri tempi, quale egli era e quale resterà sempre in modo indelebile nel mio ricordo.
Giovanni Pasqualino
2/7/2025
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