RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

Un omaggio a Bellini e alla musica dalla Turchia

Die Entführung aus dem Serail di Wolfgang Amadeus Mozart

Il Teatro Antico di Taormina ha ospitato il 6 settembre, nell'ambito del Festival Belliniano, fondato e diretto sin dal 2009 dal regista e scenografo Enrico Castiglione, una pregevolissima edizione di Die Entführung aus dem Serail di Wolfgang Amadeus Mozart, interamente messa in scena dall'Opera di Stato di Ankara, che ha fornito coro, cantanti, orchestra, comparse e tutto lo staff tecnico, nell'ambito di un progetto artistico voluto e guidato dal fondatore della Repubblica Turca, Mustafa Kemal Ataturk, il quale, con una lungimiranza dalla quale dovrebbero prendere esempio tutti i nostri politici, vedeva nell'espressione artistica, e dunque nella cultura nel suo senso più ampio possibile, il mezzo principe per unire realmente la propria nazione e per farla fiorire e rifiorire nel migliore dei modi possibile. In quest'ottica, i migliori talenti artistici vennero inviati, sin dagli anni '30 dello scorso secolo, a studiare in Europa, dando così vita a quello che oggi è il Direttorio Generale di Opera e Balletto, che coordina fra di loro ben sei teatri d'Opera in Turchia, favorendo altresì la conoscenza della Turchia e della sua produzione musicale nel mondo, con tournèe sotto il patrocinio finanziario dello Stato, il quale considera le spese necessarie per far viaggiare lo staff lirico non un'inutile spesa (come avviene da noi!), ma il modo migliore per propagandare e presentare al mondo l'immagine di uno stato moderno, colto, e in grado di aspirare ad un ruolo civile ed economicamente rilevante in Europa. Il maestro Castiglione, che evidentemente ha dell'arte un'idea simile, ha avviato un fecondo rapporto di collaborazione e scambio con la Turchia, che lo vedrà a sua volta ospite del teatro di Aspendos il 20 settembre con quella Tosca che ha già ottenuto un notevolissimo successo lo scorso agosto a Taormina.

Quanto a Il ratto dal serraglio, i giovani artisti impegnati sul palcoscenico di Taormina hanno offerto un prova di notevole professionalità, mostrando di non avere nulla da invidiare a ben più blasonate e titolate orchestre di tanti enti lirici. E offrire un tale spettacolo al pubblico, che è accorso in gran numero all'idea di assistere ad un'opera raramente rappresentata, ha costituito senz'altro un grande omaggio al nostro Cigno, che amava l'eccelso salisburghese al punto da possederne, come ricorda l'amico di giovinezza Francesco Florimo, moltissime partiture, e da richiamarsi al suo stile in alcune prime opere strumentali. Sì, perché, almeno a nostro avviso, è anche così che va inteso il Festival Belliniano: non una sterile commemorazione di un artista che, per grandissimo che sia, ha comunque, causa la morte prematura, una produzione abbastanza limitata, ma un omaggio alla sua musica e alla sua personalità, il che significa proporre musicisti a lui cari, opere per certi versi accostabili alle sue, produzioni musicali a lui dedicate da compositori moderni, e così via. In tal senso, mai scelta poteva riuscire più azzeccata de Il ratto dal serraglio, sia perché di Mozart, sia soprattutto perché anche Bellini con Zaira, come prima di lui Rossini,con Il turco in Italia e L'Italiana in Algeri, fu tentato dalla turquerie, da quel tipico prodotto illuminista che dal mondo arabo, grazie alla introduzione in Europa ad opera di Galland delle Mille e una notte, voleva trarre nuova linfa per l'ispirazione artistica e soprattutto per un progetto di cosmopolitismo sociale, ancor oggi non realizzato, tra l'Europa e il mondo arabo.

Lo spettacolo ospitato a Taormina, purtroppo per una sola sera, ha offerto al pubblico una regia di grande suggestione visiva, opera di Yekta Kara, artista nativa di Istanbul ma che ha compiuto i suoi studi in Germania, e che ha al suo attivo moltissime regie, fra cui una de I Capuleti e i Montecchi del nostro Cigno: essenziale e luminosa, vivace ma senza mai cedere alla tentazione della rutilanza, questa regia giocava su poche linee di forza, su scene di un bianco assoluto, ideate da Cadga Citkaya, che permettevano ai bellissimi e coloratissimi costumi di Sanda Zipci, curati sin nei minimi particolari, e confezionati con una professionalità davvero rara, di spiccare in tutto il loro splendore. Le luci di Fuat Gok, cangianti e trascoloranti da una tonalità all'altra seguendo le fasi della vicenda, avvolgevano il tutto in un'atmosfera davvero magica.

L'Orchestra dell'Opera di Stato di Ankara si è mossa con grande agio nella partitura mozartiana, senza mai forzare le sonorità, ma mantenendo sempre quell'aerea leggerezza che costituisce la nota essenziale di tante opere dell'autore del Don Giovanni: in particolare la sezione archi è risultata senz'altro la migliore, seguendo con precisione e accuratezza la guida di Sunay Muratov, che ha diretto con buona scelta dei tempi e discreta precisione per quanto riguardava l'amalgama tra orchestra e cantanti, i quali hanno potuto così dispiegare la loro vocalità senza il timore di essere sovrastati.

Bravissimi tutti i protagonisti, e con un'ottima dizione tedesca: dalla musicalissima Feryal Turkoglu, che ha impersonato Konstanze con brio, superando senza eccessive difficoltà tutte le prove che la sua ardua parte richiedeva. Buono anche il Belmonte di Erdem Erdogan, talvolta con qualche incertezza nella zona alta, mentre spiccava per ilare allegria e padronanza scenica e vocale il Petrillo di Cenk Biyk. Ben impostata e dotata di una voce duttile e davvero espressiva Gorkem Ezgi Yildirim, l'Ablonde dispettosa e viperina, che ha duettato in maniera irresistibile col basso Turcay Kurtoglu, senz'altro il dominatore della serata, per bellezza timbrica, impostazione vocale ed emissione di suono, che ha reso il personaggio di Osman con grande senso scenico e notevole padronanza attoriale. Ottimo il Selim Pasha, ruolo recitante, offerto da Okan Senozan.

Giuliana Cutore

7/9/2014