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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


La Serva Padrona

al Mantova Chamber Musica Festival

La splendida città lombarda sita sulle sponde del Mincio organizza "Trame sonore a Palazzo" Mantova Chamber Music Festival, giunto alla III edizione. Tra i numerosi concerti che si sono succeduti in vari luoghi della città dal mattino alla tarda sera abbiamo assistito alla rappresentazione dell'intermezzo buffo La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi.

La città di Mantova ha un rapporto storico molto importante con l'opera, è comune conoscenza che la prima rappresentazione di Orfeo di Claudio Monteverdi fu eseguita al Teatro Ducale di Mantova nel 1607, siamo agli albori della nascita dell'opera lirica. In seguito, la corte dei Gonzaga operò un vero e proprio mecenatismo in questa nuova forma di spettacolo ed intrattenimento. Oggi, dopo essere stata sede d'importanti stagioni operistiche, la città ospita la prestigiosa Orchestra da Camera di Mantova, cui direttore principale è Alexander Lonquich, che si esibisce prevalentemente in quel gioiello che è il Teatro Bibiena. L'altro teatro della città, il Sociale, è di proprietà privata e non più utilizzato per rappresentazioni teatrali operistiche, ma saltuariamente da altre forme di spettacolo, pertanto il festival in questione rappresenta un fiore all'occhiello cultural-musicale anche per le città limitrofe.

La serva padrona è un celeberrimo intermezzo buffo: composto per il compleanno di Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel su libretto di Gennaro Antonio Federico, fu rappresentato la prima volta alTeatro San Bartolomeo di Napoli il 28 agosto 1733, quale intermezzo all'opera seria Il prigionier superbo, dello stesso Pergolesi, destinata a ad un successo minimamente comparabile rispetto allo spartito che doveva fungere da diversivo al dramma serio. Con la prima rappresentazione de La serva padrona s'intende considerare l'inizio del nuovo genere dell'Opera Buffa. Il libretto in seguito fu musicato anche da altri compositori. È singolare rilevare che il grande successo riportato nella ripresa del 1752 dell'Académie Royale de Musique scatenò una disputa, nota come la Querelle des bouffons, fra i sostenitori dell'opera tradizionale francese, incarnata dallo stile di Jean-Baptiste Lully eJean-Philippe Rameau, e i sostenitori della nuova opera buffa italiana fra cui alcuni enciclopedisti, come Jean Jacques Rousseau , compositore anch'esso. La disputa divise la comunità musicale francese e la stessa corte, la regina Maria Leszczynska (consorte di Luigi XV) si schierò a fianco degli "italiani", e portò ad una rapida evoluzione del gusto musicale del paese transalpino verso modelli meno schematici e più moderni. Intramontabile per brillantezza musicale, sintesi narrativa, frizzante briosità, La serva padrona non conosce oscurantismi, sempre in cartellone e cavallo di battaglia di bassi-baritoni e soprani.

L'esecuzione mantovana dell'intermezzo è stata semplicemente deliziosa, non solo per la mirabile locazione, non saprei trovare aggettivi appropriati per descrivere il teatro Bibiena, ma soprattutto per l'ambiente ideale e raccolto, il quale ha potuto valorizzare la Baroque Academy of The Nederlands Symphony Orchestra, un ensemble di soli sei strumenti ad arco e un clavicembalo, diretti con grande senso teatrale e perfetta calibrazione sonora da Christian Deliso, esperto e precisissimo musicista. Il cast era formato dal soprano Maria Abbate, Serpina, Carlo Torriani, Uberto, e Marc Pantus, mino, nel ruolo di Vespone. Il soprano ha fornito prova convincente sia sotto il profilo interpretativo sia musicale, regalandoci un personaggio squisitamente brioso ed altrettanto perfetto vocalmente. I ruoli buffi sono un cavallo di battaglia di Carlo Torriani, il quale, anche se fattosi annunciare indisposto, ha cantato con innato gusto buffo e una verve interpretativa da manuale, non cadendo nel facile tranello della macchietta teatrale. Da esperto cantante ha saputo calibrare una voce duttile e superare la difficoltà della serata, cosicché solo un orecchio esperto avrebbe potuto notare il suo non perfetto stato di salute. Bravissimo anche l'attore Marc Pantus, che s'inseriva nella drammaturgia con simpatiche trovate comiche.

Un plauso va anche alla regista Eva Buchman, che sapientemente non ha voluto sovraccaricare la scena, trovandosi appunto in un luogo ideale e speciale, ha creato personaggi vivi e credibili di un'operina buffa ma con mano veramente elegante.

Il pubblico numeroso e pienamente soddisfatto della proposta ha salutato l'intera compagnia con prolungati applausi al termine.

Lukas Franceschini

21/6/2015