RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Settanta… ma non li dimostra

un viaggio a ritroso nei favolosi anni ‘70

Gino Astorina e Vincenzo Spampinato sono i protagonisti di Settanta…ma non li dimostra, un divertente e al tempo stesso nostalgico spettacolo andato in scena al Teatro Brancati di Catania il 16 febbraio, con repliche fino al 26 dello stesso mese. Gli anni '70, con le loro canzoni, le loro mode, la loro idea di giovinezza sono rivissuti sul palcoscenico, tra le gags di Astorina e gli interventi musicali di Spampinato, che ha proposto al folto pubblico intervenuto un'ampia carrellata di quei tanti successi canori che per molti ancora oggi si identificano con i beati anni del liceo o dell'università, con le prime esperienze amorose, con le feste da ballo in casa, tra luci psichedeliche, stereo e mobili spostati.

I due bravi artisti sono riusciti a coinvolgere anche emotivamente il pubblico, facendo dei momenti musicali lo spunto per riflessioni sulla società catanese degli anni '70, sui rapporti talvolta conflittuali tra genitori e figli, ma più spesso improntati ad una bonaria severità e ad un senso di spaesamento dei genitori dinanzi alla prorompente vitalità di una nuova generazione che voleva spezzare ad ogni costo gli schemi sociali precostituiti, aprendosi al contempo alla libertà amorosa, ad un rapporto più aperto, e soprattutto meno ipocrita con l'altro sesso, sulle note di canzoni che inneggiavano ad una volontà di cambiare il mondo, per renderlo più giusto, più sereno e meno classista.

Le tante canzoni, spesso soltanto accennate, andavano da Claudio Baglioni, con la celebre E tu, a John Lennon, con Imagine, passando per Lucio Dalla, i Delirium con Jesahel, e tante altre, in un crescendo di ricordi, punteggiato dai garbati interventi comici di Astorina, abbigliato come Spampinato in una tipica tenuta anni '70, con quegli enormi pantaloni a zampa di elefante che, insieme alle ampie casacche coloratissime e fiorate, ai medaglioni inneggianti all'anarchia e all'amore libero, e agli ingombrantissimi cinturoni, hanno costituito il segno distintivo di una generazione che, senza cellulari e computers, cercava comunque di comunicare realmente, di aprirsi al nuovo, di confrontarsi con altre culture, in un fermento di idee e di giovanile entusiasmo che gli ultracinquantenni di oggi ricordano ancora con rimpianto.

Il pubblico, numeroso ed entusiasta, si è lasciato spesso coinvolgere dai due bravi artisti, lasciandosi andare a canticchiare i motivi più celebri, e tributando calorosi applausi anche a scena aperta.

Giuliana Cutore

18/2/2017