RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Tosca

al Teatro Filarmonico di Verona

La Stagione al Teatro Filarmonico procede a ritmo incalzante pur nella fase di risanamento della Fondazione, pertanto è plausibile la ripresa dell'allestimento giacente in “casa” di Tosca di Giacomo Puccini ideato da Giovanni Agostinucci nel 2004.

La Roma ideata da Puccini è tutta d'invenzione ma ha un fascino d'ambiente considerevole, in effetti il compositore non si dimentica di essere un pittore di note in estrema libertà. Anche i personaggi sono pennellati a misura ed esteticamente efficaci: Tosca, amorosa eroina che si trasforma non volendo in assassina, il poetico e spavaldo Cavaradossi, il crudele Scarpia, uomo dello stato non meno viscido per interessi personali ma pur sempre barone e uomo sincero ma corrotto. L'epica conclusione sfocia in una scena teatrale di forza drammatica che raramente si trova nell'opera, anche se fedele al testo di Victorien Sardou.

Giovanni Agostinucci, autore di regia, scene e costumi, come già rilevato nel 2004, non si avvale di una drammaturgia già scritta dal sommo francese, per cui imbocca la strada della violenza tout-court senza individuare tutta la melliflua apparente psicologia che contraddistingue non solo i personaggi ma l'intera vicenda. Non proprio abile nella scena, Sant'Andrea all'inizio non è una chiesa barocca ma un luogo con grandi drappi grigi, per poi apparire mediocremente all'ingresso di Scarpia. La Madonna che dipinge Cavaradossi è fastidiosamente alzata e abbassata dall'alto. Altro grave errore far calare un sipario nero e poi trovarsi di fronte il coro per il Te Deum , cancellando la meravigliosa pagina dell'ingresso dei fedeli, i quali guarda caso sono tutti nobili, nemmeno l'ombra di un popolano. Palazzo Farnese rasenta l'ufficio di un torturatore, aspetto così eccessivo da sfiorare il ridicolo, come lo sono gli sgherri dello Stato Pontificio che fingono una lotta e sono utilizzati in malo modo durante l'interrogatorio. Quando abbiamo una vera scena credibile, atto III terrazza di Castel Sant'Angelo, ecco che il regista ci regala il colpo di teatro finale, Tosca non si getta dal torrione ma si toglie la vita infilzandosi sulle baionette dei soldati. Una Tosca decisamente mancata e sbagliata, in tutto e per tutto, cui andrebbero aggiunte altre situazioni assurde che per ovvietà voglio sorvolare poiché è il dramma e la tragicità dei protagonisti la chiave mancante di quest'allestimento.

Il reparto musicale funziona un po' meglio. Antonino Fogliani fa una lettura molto sinfonica, apprezzabile nei colori e nelle dinamiche, ma è sovente sopra le righe con la sonorità, che è debordante in molti punti fino a coprire le voci. Peccato perché il direttore è un ottimo musicista e raffinato interprete, ma questa volta la sua esibizione non mi ha convinto pienamente. L'orchestra dell'Arena di Verona rispondeva diligentemente con la consueta professionalità, molto bravo il Coro preparato da Vito Lombardi, e non meno esemplare il Coro di Voci Bianche d'A.Mus. istruito da Marco Tonini.

La protagonista Lilla Lee sfoggiava una voce molto importante, robusta e ben amministrata, capace di pregevoli sfumature nei momenti amorosi, e puntuale nei passi drammatici, con una “lama” ragguardevole. Meno significativo il Cavaradossi di Mikheil Sheshaberidze, un tenore molto stentoreo che non trova nel fraseggio il punto portante del suo canto. Meglio il settore acuto, ma questo non basta per caratterizzare il poeta rivoluzionario, che mi parso slegato e all'inizio molto incerto.

Boris Starsenko era un barone Scarpia sui generis, mancando di tutte le sfaccettature del complesso personaggio, anche se dimostrava un canto robusto senza falle particolari ma pur sempre monotono. Molto bravo il sagrestano di Mikheil Kiria, molto compito e con bona voce rifinita e morbida, eliminando dalla sua interpretazione ogni vezzo di tradizione ed esprimendo un forbito personaggio. Bravi anche gli altri interpreti, a cominciare dal professionale Gianluca Lentini (Angelotti), Antonello Ceron, un brillante Spoletta, Daniele Cusari preciso carceriere e Stella Capelli bravissima nello stornello del pastore.

Abbiamo assistito alla sesta recita, teatro gremito nei tre ordini e composto di numeroso pubblico giovane (ottima visione), che al termine ha salutato tutta la compagnia con accesi e prolungati applausi.

Lukas Franceschini

5/4/2017

Le foto del servizio sono di Ennevi-Fond. Arena di Verona.