RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La Traviata

al Teatro Comunale di Bolzano

La stagione d'opera “20.21” 2017-2018 dell'Orchestra Haydn (“Escape from Reality”) termina al Teatro Comunale con le recite de La Traviata di Giuseppe Verdi, in un nuovo allestimento ideato da Andrea Bernard in coproduzione con il Teatro Regio di Parma e il Teatro Comunale di Bologna, che ha debuttato a Busseto nell'ottobre scorso al Verdi Festival. Lo spettacolo è risultato vincitore nel 2016 dell'European Opera-Directing Prize, che ha messo in luce il giovane regista bolzanino, il quale ha al suo attivo regie di prosa e lirica a livello europeo. Le scene sono firmate dallo stesso Bernard e da Alberto Beltrame, i costumi da Elena Beccaro, mentre le luci sono state affidate ad Adrian Fago e i movimenti scenici sono stati curati da Marta Negrini.

Questa produzione è molto onorevole e di forte narrazione ma nulla aggiunge a tutto ciò che si era già visto. L'idea generale è molto efficace e la linea principale, come dallo stesso regista affermato, è quella di riflettere sul peso delle relazioni sentimentali tra le persone di oggi. Violetta è la ricca mantenuta cui il barone ha fornito i mezzi economici per creare un'importante casa d'aste. Lei si è venduta, non solo fisicamente, anche per emanciparsi in un mondo che all'apparenza “conta” ma allo stesso tempo è frivolo e incurante degli altri. In questa logica è sviluppato il tema portante dell'opera, l'amore, che lei spera di trovare in Alfredo come fosse un riscatto per se stessa, ossia trovare anche lei una felicità finora negata. Alfredo è il pavido giovanotto forse in parte arrampicatore sociale che tramite Violetta vuole entrare nella società della capitale francese. Non è chiaro fino a che punto la ami, c'è affetto per questa donna determinata, ma è giovane e manipolato dal padre, un serio, all'apparenza, gentiluomo di campagna che conosce bene il corso della vita. I sentimenti sono mercificati, messi all'asta e alla valutazione della società. Interessante lettura, che offre un tocco diverso a una storia sempre attuale, cambieranno i modi e le tempistiche, ma la vicenda narrata da Dumas riflette perfettamente gli sviluppi sociali.

Peccato che Bernard si perda in superflue banalità che forse potremmo ascrivere nel solco dell'ingenuità, considerata la giovane età e il ristretto percorso artistico. Tra queste potremmo citare l'inizio dell'opera con circa tre minuti senza musica in una teatralità muta che dovrebbe servire a spiegare la drammaturgia, Alfredo gioca con il pupazzo di Ken, che troverà in una scatola, ricordo di fanciullezza. Nel III atto è dozzinale rendere esplicito che Germont padre, prima di redarguire il figlio, fosse solito incontrare “donnine”, quella di turno sarà pagata alla festa di Flora. L'effige di Violetta, che morente la dona ad Alfredo, non è altro che una grande foto-quadro che già girava per casa ma prima non era molto chiaro cosa fosse. Nel finale c'è un personaggio aggiunto: potrebbe essere la nuova fidanzata di Alfredo, si suppone col consenso del padre, la quale assiste imbarazzata e fuori luogo alla morte della protagonista. Sono tutti particolari che a mio avviso più che aggiungere hanno tolto concentrazione a uno spettacolo anche efficace e ben costruito. Le scene moderne erano lineari e di gran gusto nella fattezza, i costumi molto raffinati e il disegno luci ben realizzato. Prova positiva dunque ma con riserva per Andrea Bernard, in attesa di altre occasioni e con la speranza che anche lui non s'incammini sul viale che tutto debba essere attualizzato.

Sul podio l'affermato Sebastiano Rolli, il quale avendo il supporto dell'ottima Orchestra Haydn sviluppa una lettura musicale rilevante contraddistinta da un variegato uso del colore e un ritmo incalzante, cui si deve aggiungere un valido mestiere nel seguire la giovane compagnia di canto.

Nel suo complesso il cast era omogeno e conferma la buona qualità dei vincitori del Concorso Verdiano di Busseto. Prova molto convincente quella di Isabella Lee, cantante con bella voce, ben impostata e proiettata, a suo agio in tutti i registri e molto espressiva nel fraseggio. Lineare l'Alfredo di Raffaele Abete, il quale ha una voce rilevante ma era poco passionale e spontaneo, tecnicamente qualche dettaglio da sistemare. Molto meno soddisfacente Marcello Rosiello, un Germont poco raffinato, il canto non è sfumato e spesso l'emissione è difficoltosa.

Nella folta schiera delle parti minori si mettono in luce molti cantanti, a cominciare dal rilevante Gastone di Pasquale Sciroli, dalla brava Carlotta Vichi, Flora, dall'insolita truce ma strepitosa Annina di Alice Molinari al musicale e ben interpretato Barone di Carlo Cecchi. Bravo anche Claudio Levantino, Marchese, buono il Dottore di Enrico Marchesini, che vorremmo sentire in altri ruoli. Professionali Marco Gaspari, Giuseppe, Paolo Deanesi, domestico, e Stefano Cescatti, commissionario.

Lodi per la prova del Coro Ensemble Vocale Continium istruito da Luigi Azzolini, e altrettanto per i tre ballerini solisti, che non compaiono in locandina e pertanto non è possibile citarli, su coreografie non entusiasmanti di Marta Negrini. Teatro esaurito in ogni settore, come raramente capita a Bolzano, e successo trionfale al termine.

Lukas Fraceschini

2/5/2018