RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Una turcheria tutta all'italiana

Il melodramma buffo in due atti Il turco in Italia, su libretto di Felice Romani per la musica di Gioachino Rossini, fu rappresentato per la prima volta alla Scala di Milano il 14 agosto del 1814 e da allora la sua celebrata vitalità ed allegria continua a trovare spazio ancor oggi nei cartelloni dei più rinomati teatri del mondo. Sua particolare singolarità è l'idea geniale degli autori, per i tempi in cui fu concepita, di sviluppare la vicenda attraverso due livelli d'azione: da un lato la spassosa vicenda, tutta intrecciata di malintesi ed equivoci, dall'altro il personaggio del poeta Prosdocimo, che contemporaneamente prende parte alla vicenda e se ne estranea, sorreggendo la trama dell'azione.

In questa stagione 2015 anche il Teatro Massimo Bellini di Catania ha dato vita ad un nuovo allestimento dell'opera rossiniana avvalendosi della sagace regia di Michele Mirabella, che riusciva a creare un equilibrio completo ed armonico fra recitazione, azione scenica, musica e movimenti coreografici dei vari personaggi. Le brillanti e fantasiose scenografie di Giovanni Licheri facevano da pertinente ed adeguato sfondo ai vivaci e smaglianti costumi di Alida Cappellini nonché alle dinamiche ed avvenenti coreografie di Silvana Lo Giudice ed al singolare e peculiare disegno delle luci creato da Franco Ferrari.

L'orchestra del nostro teatro era diretta con sobrietà e misura dalla bacchetta del maestro Leonardo Catalanotto, il quale riusciva a ridefinire e ricreare attraverso il giusto dosaggio della dinamica e del fraseggio specifico dell'espressività rossiniana un'atmosfera mediterranea tutta imbevuta ed impregnata dal lieve ed impalpabile profumo del mare e dei gelsomini, tipico di certe caratteristiche, terse, limpide e tiepide primavere levantine. L'impegno del conduttore veniva adeguatamente e convenientemente supportato dal maestro al cembalo Sebastiano Spina e dal maestro del coro del teatro Ross Craigmile e specificamente per la misura e il controllo degli interventi del primo e per l'eleganza e l'accuratezza della preparazione della compagine vocale da parte del secondo.

Silva Dalla Benetta (Donna Fiorilla), pur evidenziando buone doti tecniche ha manifestato, forse a causa di stanchezza o spossatezza, qualche defaillance nella presa di fiato, nel passaggio di registro e nell'emissione, anche se nel complesso è riuscita a definire sia vocalmente che scenicamente i tratti specifici del suo personaggio. Simone Alaimo (Selim) confermava ampiamente le doti canore per le quali ha brillato da sempre nel corso della sua luminosa carriera, ma purtroppo comincia lievemente ad avvertirsi un certo flettersi ed affievolirsi della potenza e della brillantezza dello smalto nelle zona medio-alta. Il baritono Marco Filippo Romano si è rivelato un Don Geronio ben definito e rifinito, dall'ampia ed efficace brunitura sonora, mentre Giulio Mastrotodaro (Prosdocimo) anch'esso baritono, ma virante più verso il leggero, mostrava degne doti mimiche ed una discreta agilità vocale. Antonella Colaianni (Zaida) esprimeva doti di equilibrio e correttezza di intonazione ed emissione anche se di limitata forza e potenza. Il Don Narciso di Giorgio Misseri si rivelava poco efficace ed aspro nell'impostazione vocale, forse perchè non esattamente a proprio agio all'interno della tessitura vocale richiesta dalla parte. Nel complesso tuttavia, l'intera compagine canora cedeva alquanto nella parti a cappella e metteva in evidenza, negli ensembles, un'insufficiente resa ritmica della ripetizione-iterazione sillabica tipica dell'incedere della linea melodica rossiniana e dei suoi rutilanti e trascinanti crescendo, provocando esitanti rallentamenti, limitati e tamponati sovente dall'oculatezza dell'orchestra.

Calorosi ed entusiasti, per non dire focosi, i consensi del folto pubblico convenuto.

Giovanni Pasqualino

25/4/2015

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.