RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


La Traviata

al Massimo Bellini di Catania conclude la Stagione lirica e di balletti 2012

Ci eravamo recati al Teatro Bellini di Catania con una certa diffidenza, anche perché era stata annunciata La Traviata verdiana con la regia di Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, le cui predilezioni e scelte drammaturgiche non sempre abbiamo condiviso ed approvato, anzi, per quanto riguarda il settore prosa abbiamo sempre registrato una certa distanza di gusti, d'intenti e di concezioni proprio riguardo all'arte del teatro! Tuttavia, giovedì 29 novembre 2012, dopo avere assistito alla prima di questo nuovo allestimento scenico, siamo stati costretti a ricrederci e rivedere certe nostre prevenzioni, o forse il soggetto avrà esaltato a tal punto l'interesse e l'amore del bravo supervisore da fargli imboccare senza esitazioni la strada dell'originale inventiva e della pregnante creatività. O forse il teatro d'Opera è più congeniale alle sue intime corde di quello di Prosa?

In verità Dipasquale ha avuto l'abilità di far coagulare, in modo tanto suggestivo quanto avvincente, attorno al personaggio Violetta, tutte le coordinate del melodramma. Egli ha saputo cucire con grande puntiglio e meticolosa perizia sul delicato personaggio femminile tutte le più vili e turpi trame conformistiche e moralistiche, per poi avvilirle, dilaniarle e deporle ai suoi piedi. Non sarà il perbenismo filisteo ad uccidere Violetta ma una semplice e maligna tisi. Né la giovane donna muore totalmente riconciliata con il mondo e col Creatore, lo stesso Piave le fa dire: «Gran Dio! Morir sì giovane,/io che penato ho tanto!/Morir sì presso a tergere/il mio sì lungo pianto!/Ah, dunque fu delirio/La cruda mia speranza;/Invano di costanza/Armato avrò il mio cor!/Alfredo! Oh, il crudo termine/serbato al nostro amor!» Ed è proprio con l'accentuazione di questo tratto disperato e non rassegnato della donna che il sagace regista è riuscito ad accentuare in modo davvero forte, palpabile e oseremmo dire scultoreo tutto il viscerale pathos del dramma.

Yolanda Auyanet ha saputo far affiorare da Violetta tutta la sua umanità, la sua totale abnegazione nei confronti di Alfredo, il suo totale annientamento per amore. L'agguerrito soprano ha asservito letteralmente la sua ampia tecnica vocale ed il controllo assoluto della tessitura all'esplicitazione passionale, emotiva, sensibile e nel contempo scenica della protagonista. Shalva Mukeria (Alfredo), pur non possedendo un controllo fonico vasto, ha tuttavia messo in campo una delicatissima sensibilità musicale, eleganti portamenti, torniti legati e soffici dinamismi espressivi. Il baritono Silvio Zanon (Giorgio Germont), dotato di un notevole physique du rôle, ha sfoderato una voce salda, dai colori scuri, dal timbro brunito, ma che tuttavia sgranava un poco nella zona acuta. Distinta professionalità hanno evidenziato Piera Bivona (Annina), Alfio Marletta (Gastone), Salvo Todaro (il barone Douphol).

Giampaolo Maria Bisanti ha diretto con piglio sicuro e deciso, privilegiando tempi sostenuti e serrati, mai cedendo ad inutili e vacui compiacimenti sonori o estenuanti rallentamenti. Molto suggestive e accattivanti le scene di Antonio Fiorentino, semplici ma nello stesso tempo ben rifiniti e modellati i costumi di Dora Argento, adeguati all'azione drammaturgica i movimenti scenici ideati da Giusy Vittorino e molto allusive e significative la disposizione delle luci di Salvatore Da Campo. L'orchestra ed il coro del nostro teatro hanno confermato lo stato di buona forma nel quale attualmente si trovano.

Giovanni Pasqualino

1/12/2012

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania.