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Profumo di donna

allo Stabile di Catania

Dopo le due storiche trasposizioni cinematografiche con Vittorio Gasmann e Al Pacino, il celebre romanzo di Giovanni Arpino Il buio e il miele ritorna con una pièce drammatica, in scena allo Stabile di Catania dal 31 marzo al 9 aprile, con protagonista Massimo Venturiello, che ha curato anche la regia del lavoro.

Fermi restando i limiti di qualsiasi riduzione teatrale di un romanzo, che ne esce inevitabilmente impoverito quanto a spessore descrittivo e di analisi dei personaggi, va però detto che l'adattamento di Pino Tierno è quantomeno riuscito a rendere con buona efficacia il profondo senso di solitudine del protagonista, il capitano Fausto, rimasto cieco in seguito a un'esplosione accidentale. Personaggio per certi versi inquietante, corazzato contro il prossimo da una maschera di aggressività dietro la quale si cela sia la volontà di continuare a sentirsi normale a ogni costo, sia soprattutto la totale disillusione nei confronti della vita e dei rapporti umani, Fausto è stato reso con eleganza, ma al tempo stesso con verve da autentico mattatore da Venturiello che, se ne ha talvolta esacerbato i caratteri aggressivi e distonici, è riuscito però a infondervi un'elegante ironia che gli ha permesso di guidarlo pian piano verso l'inaspettato (e aperto) finale che dovrebbe svelarne tutta l'amarezza esistenziale e l'insopprimibile volontà di aggrapparsi all'amore disperato della giovane Sara.

Grazie alle funzionali e minimaliste scene di Alessandro Chiti e Sabina Chiocchio il lavoro ha acquisito un dinamismo che, evitando le secche dello psicologismo, è riuscito ad infondere movimento e soprattutto la sensazione del viaggio a tutta la vicenda. Ed ecco così snodarsi le varie tappe del viaggio intorno a se stesso del capitano, dall'incontro con la prostituta a Torino a quello col cugino prete a Roma, fino alla tappa finale, Napoli, dove il motivo reale del viaggio si svelerà, e con esso il fallimento delle programmatica volontà di morte celata dietro il nevrotico comportamento di Fausto.

Tutta la compagnia, composta da Irma Ciaramella, Camillo Grassi, Andrea Monno, Claudia Portale, Sara Scotto Di Luzio e Franco Silvestri, era formata da attori di ottimo livello che si sono alternati nei vari ruoli di contorno, e che hanno recitato badando più alla tipizzazione dei personaggi affidati loro che a una reale identità degli stessi, facendo in modo che essi si disponessero come varie spalle atte a far emergere la statura esistenziale del protagonista, che veniva dispiegata da Venturiello con una recitazione a tratti convulsa, più spesso francamente istrionesca, per mutare poi all'improvviso registro e far emergere in poche, quasi sussurrate battute, la reale umanità di Fausto nascosta sotto una maschera di sarcastico cinismo.

Uno spettacolo gradevole e ben costruito, grazie anche alle funzionali e mai sovrastanti musiche di Germano Mazzocchetti, che il pubblico, abbastanza numeroso, ha mostrato di gradire, lasciandosi spesso andare ad applausi a scena aperta sia per Venturiello che per gli altri attori.

Giuliana Cutore

2/4/2017