RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Written on Skin

al Teatro Comunale di Bolzano

La Stagione d'opera edizione 2016-2017 denominata “Oper A 20-21” dell'Orchestra Haydn, intitolata “Amore e altre crudeltà”, si è inaugurata al Teatro Comunale con la rappresentazione di Written on Skin di George Benjamin, in prima esecuzione italiana. Composta dal britannico George Benjamin , è stata rappresentata in prima assoluta al Festival di Aix-en-Provence il 7 luglio 2012 diretta all'autore e con protagonisti Barbara Hannigan, Bejun Mehta e Christopher Purver.

Il libretto di Martin Crimp si basa su una leggenda del trovatore Guillaume de Cabestanh, raccontata anche nel Decameron di Giovanni Boccaccio, nella quale si narra di un intreccio fra amore, erotismo, potere e morte, nell'ambiente di un ménage a trois con epilogo tragico. L'azione si svolge nel XII secolo in Provenza. Il ricco Protettore paga Il ragazzo per creare e illustrare un manoscritto sul potere della sua famiglia. Il libro e l'autore spingono alla sollevazione della quieta moglie dell'Uomo, Agnes, la quale è attratta e innamorata, corrisposta dal ragazzo. Il Protettore, non potendo accettare questa situazione, uccide il ragazzo e costringe Agnès a mangiarne il cuore. La moglie, coerente con l'impeto di ribellione, si toglie la vita piuttosto che essere ammazzata. La vicenda è osservata da tre “Angeli” che commentano l'azione dal punto di vista dei nostri giorni. Il successo dell'opera, che in cinque anni conta già altrettanti diversi allestimenti, ha spinto la Royal Opera House Covent Garden (ove fu eseguita la prima ripresa) di Londra, a commissionare una nuova opera a Crimp e Benjamin, che dovrebbe essere rappresentata nel 2018, il cui titolo non è ancora noto.

Le musiche di Benjamin, di grande fattura ed eseguite dall'orchestra posta sul palcoscenico ma dietro la scena e quasi nascosta, sono una serie di continui raffinati colori orchestrali e d'ingegnose invenzioni timbriche, anche attraverso l'ausilio di strumenti peculiari come la glassarmonica, la viola da gamba bassa, due mandolini, un campanaccio e percussioni sullo steel drums (tubi d'acciaio). La sonorità è molto altalenante, costituendo un giusto equilibrio tra le sfaccettature drammatiche della vicenda. La musica non si pone sul concetto del bello, ci obbliga invece all'ascolto nell'inserimento di un contesto, qui tragico, e proviene da dietro volutamente per segnare che arriva allo spettatore da “dentro” i personaggi.

Dovremmo definire coraggiosa la scelta del direttore artistico di Bolzano, Matthias Losek, nel presentare un titolo cosi particolare nella compagine di una stagione d'opera fuori dai circuiti di musica contemporanea, ma occorre rilevare che l'Orchestra Haydn, cha da qualche tempo ha intrapreso un cammino musicale odierno, è posta oggi in tal senso come punto di riferimento nazionale.

Bellissimo lo spettacolo creato dal regista Nicola Raab, assieme alla costumista e scenografa Mirella Weingarten e Andreas Volk (light designer). Si sono immaginati due mondi, uno reale e uno immaginario o storico. Due grandi specchi contrapposti, che rappresentano l'uomo di oggi, invadono la scena nuda nella quale interagiscono una doppia quindicina di comparse, un popolo, una società muta che fa da spettatore e protagonista della vicenda, a seconda da che prospettiva si voglia osservare. Elettrizzante la mano registica nella drammaturgia di un testo raffinato della terribile vicenda, che parafrasando il titolo, è sulla protagonista femminile che traccia il segno, appunto “scritto”. Si rappresenta e si amplifica un aspetto dell'essere odierno, il teatro di oggi non racconta, non insegna, piuttosto si magnificano le angosce.

Eccezionale la professionalità dell'orchestra Haydn, diretta dal validissimo Rossen Gergov, i quali trovano una sintesi e comunicativa musicale rilevante, in particolare equilibrando le eccessive sonorità della partitura. Le difficoltà di esecuzione sono risolte in maniera appropriata e cristallina, mai perdendo come filo conduttore il libretto.

Bravi anche i tre solisti, Vera-Lotte Bocker è un'Agnès con timbro raffinato e delicatissimo e altera nel fraseggio. Vocalità solida e incisiva per Andrew Schroeder, brillante e spietato Protettore. Ancor più lodi meriterebbe il controtenore Bernhard Landauer, The Boy e primo Angelo, per una voce fortunatamente molto incisiva e duttile, non fastidiosa, in un timbro unico ma sfaccettata e risolta nel doppio ruolo, ora seducente poi distaccato. Bravi anche gli altri due interpreti, Anna Werle, secondo Angelo e Marie, e Daniel Ralphsson, terso Angelo e John.

Teatro affollatissimo, cosa rara per un titolo così contemporaneo, e successo entusiasmante al termine, pienamene meritato. Peccato che questa produzione “nasca e muoia” nella città del Sud-Tirolo.

Lukas Franceschini

17/10/2016

Le foto del servizio sono di Claudia Corrent – Fondazione Haydn di Bolzano e Trento.