L'Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini
al Massimo di Catania
A proposito del dramma giocoso L'Italiana in Algeri di Gioacchino Rossigni su libretto di Angelo Anelli, l'acuto critico musicale Luigi Rognoni ebbe a scrivere: “…un tipo di comicità ossessiva che fa pensare a quel meccanismo inverosimile che sarà poi individuato dal linguaggio cinematografico delle vecchie comiche ‘mute', nelle quali il ritmo visivo e il crescendo sembreranno muoversi in base alla stessa necessità e coerenza espressiva dell'opera buffa rossiniana, poco importa la logica o il verosimile dell'azione”.
L'incoercibile spirito di humor che si sprigiona dalla gradevole partitura, realizzata dal pescarese su libretto di Angelo Anelli in soli 18 giorni e andata in scena per la prima volta la sera del 22 maggio 1813 al teatro San Benedetto di Venezia, era già stata individuata da uno stupefatto Stendhal che nella sua celebre Vie de Rossini l'arrivava a definire un perfetto modello di Opera Buffa.
Il nuovo allestimento scenico de L'Italiana in Algeri realizzato dal teatro Massimo Bellini di Catania, che ha debuttato il 26 ottobre, ci pare abbia colto nel segno, innanzitutto per l'abilità registica di Michele Mirabella che ha saputo assumere la dirompente vivacità della musica rossiniana, per poi rielaborarla e riutilizzarla sapientemente come collante di tutta la produzione rivelatasi equilibrata, ben dosata, sempre attenta a non fare scadere la raffinata comicità nella farsa grossolana.
I movimenti coreografici di Silvana Lo Giudice oltremodo misurati e pertinenti allo sviluppo dell'opera, hanno contribuito non poco nel rendere l'azione fluida, scorrevole, ilare e gradevole. Le scene ed i costumi di Alida Cappellini e Giovanni Licheni avevano il merito di ricreare perfettamente l'ambientazione da turcherie, quasi reminiscenza fiabesca delle sognanti illustrazioni settecentesche concepite e stampate all'epoca dopo la traduzione de Le novelle delle Mille e una notte da parte di Antoine Galland.
Il maestro Giuseppe La Malfa fin dalla frizzante sinfonia che introduce l'opera, ha messo in campo una sicura padronanza della partitura, dalla quale ha saputo trarre e far emergere tutto lo spirito gioioso e spensierato di cui è pervasa, con una adeguata scelta di tempi e azzeccata varietà di espressioni agogico-dinamiche. Simone Alaimo si è mosso con estrema verve e disinvoltura nei panni di Mustafà (Bey d'Algeri), evidenziando doti sceniche e canore che abbiamo da sempre conosciuto e riconosciuto. Manuela Custer ha vestito i panni ed il carattere d'Isabella con estro e maestria. Pieno ed assoluto il suo controllo vocale, riusciva a toccare punte di altissimo pathos nella deliziosa cavatina del II atto “Per lui che adoro”, contrassegnata fra l'altro da una limpida prolessi del flauto. La valente artista ha anche evidenziato abilità nei cambi di registro, nell'esecuzione dei vari abbellimenti ed in tutte quelle rifiniture che contraddistinguono da sempre gli artisti di razza dai routiniers.
Di buon livello anche le prove offerte da Sonia Peruzzo (Elvira), Salvo Todaro (Haly) e Clemente Antonio Paliotti (Taddeo). L'unico alquanto fuori forma e forse non del tutto a suo agio nel ruolo affrontato ci è parso Daniele Zanfardino, il quale mostrava anche qualche sofferenza nelle zone acute.
Da rilevare il buono stato di salute goduto dall'orchestra del nostro teatro e le pregevoli prove offerte sia dal maestro Leonardo Catalanotto nella sua performance al clavicembalo, sia del maestro Tiziana Carlini nella preparazione del coro, che hanno contribuito non poco alla riuscita di questo delizioso allestimento.
Giovanni Pasqualino
28/10/2012
Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando per il teatro Massimo Bellini di Catania.
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